Arrivai
in una giornata afosa dei primi di luglio. Ma lì si stava
d'incanto. E nel mio vestitino di cotonina leggera blu con margheritine
bianche e gialle quasi, quasi mi faceva freddo.
Il pullman blu della SITA mi ci aveva portato in più o
meno tre quarti d'ora inerpicandosi e disvelandomi paesaggi unici,
che, oltre incantarmi, mi distraevano dal pensiero fisso dell'incontro,
di lì a poco, con la "vecchia signora". Il figlio
e la figlia non erano stati meno teneri nel descriverla della
nuora e del genero: tutti uniti "contro" di lei, pensai.
A torto o a ragione?
Alla fermata c'era il giardiniere per portarmi le valigie. Apprezzai
molto, vista la stradina, sterrata e sconnessa, che portava alla
villa. Il giardiniere non fece una parola. Poi passi in consegna
alla domestica, una donna del paese che si perse anche lei in
pochi convenevoli e mi dirottò alla mia camera. Questa
era un'autentica meraviglia per spaziosità, luminosità,
panorama e arredo; con bagno annesso. Mi dissi che, anche se
la "vecchia signora" fosse stata il diavolo in persona,
avrei resistito. Del resto il salario era di tutto rispetto.
La Signora non era in villa per cui ero libera fino all'ora di
cena. Sorprendendomi non poco, mi dette le chiavi di una rossa
500 parcheggiata nel cortile dietro. Ne avevo piena e libera
disponibilità.
E così dopo un paio d'ore, con la 500 sotto il sedere,
partii alla scoperta del territorio. Scelsi il nord. In fondo
il sud lo avevo già assaggiato nel viaggio in SITA.
Pochi chilometri tutti diritti e uguali ed ecco un quadrivio.
Indicazioni di cose pregevoli da vedere; nomi sconosciuti a parte
verso sud: si ritornava alla città.
Sul quadrivio una trattoria con bar alimentari. Sotto un fresco
pergolato alcuni tavolini erano occupati. Per quel giorno l'esplorazione
poteva bastare. Ordinai un'acqua brillante con tanto ghiaccio.
C'era una coppia giovanissima che metteva in imbarazzo per le
effusioni.
C'era una coppia attempata che metteva in imbarazzo per l'indifferenza
reciproca.
C'erano tre signori, con cartelle da ufficio, che trattavano
affari, al fresco e si erano tolti le giacche e le cravatte.
Mi venne fatto di guardare sotto il tavolo, se si erano tolti
anche le scarpe!
Nel tavolo più
appartato, quattro che giocavano a carte con una concentrazione
e serietà da parere che avessero in mano i destini del
mondo. Un fiasco di vino rosso e quattro bicchieri da mescita,
più un cestino con, mi parve, schiacciata a striscine.
Si era alzata una leggera e briosa arietta e mi sono portata
al riparo. Da lì vedevo solo i giocatori. Tre uomini e
una donna. La donna ha subito attirato la mia attenzione perché
sono un'appassionata collezionista di cammei uno splendido al
dito e un altro sul risvolto della camicetta.
Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Per via dei cammei,
ma poi ho sbirciato anche lei... aveva un volto che si sarebbe
potuto ben immortalare in un cammeo! Un volto etrusco, elegante,
imperioso e pensoso, di profilo. Gioviale e arguto, quasi birichino,
a tutto tondo.
I capelli bianchi, soffici e luminosi, erano tenuti insieme da
due spilloni a formare una crocchia approssimativa che ti faceva
pensare da un momento all'altro, quando faceva calare una carta,
si sciogliesse ad inondarle le spalle e il seno sodo e impettito.
Si vedeva che era alta e superava i compagni di gioco. Il portamento
e i cammei stridevano con tutto il resto: luogo, svago, compagni,
abbigliamento.
La chioma bianca e la pelle levigata, la mani deformate e lo
sguardo vivo, il portamento diritto e l'abbigliamento a vecchia,
mi disorientavano nel darle un'età.
- "L'aria si è fatta fresca, andiamo a giocare a
bocce?"
Erano le prime parole che si scambiavano. Nessuno rispose si
o no; si alzarono come ad un comando.
Com'era alta! E altera e, giovane e vecchia, insieme.
Mi venne un tuffo al cuore: e se fosse la "vecchia signora"?
L'avevano dipinta più volte anche "stravagante".
Passò d'accanto squadrandomi ben bene: mi sentivo gelare,
ma da parte mia osservavo
golosamente i suoi cammei.
Il solito disse:
- "C'è la macchinina piccola della villa."
Allora si che mi prese il panico.
Ma lei con un'alzata di spalle e una maliziosa sistematina agli
spilloni che reggevano la precaria crocchia:
- "Cosa vuoi che mi importi."
La voce era identica a quella della figlia! Non avevo più
dubbi.
Scomparvero dietro al fabbricato.
Aspettai di sentire il rumore delle bocce per darmela a gambe.
A cena scoprii che la "vecchia signora" era davvero
vecchia e stravagante.
E non c'entrava nulla con quella della trattoria. Non so perché
tirai un sospiro di sollievo. Ma di lì ad un mese feci
un'altra scoperta.
Lo strano personaggio della trattoria aveva molte cose in comune
con la "vecchia signora".
Ho fatto giuro di mantenere il segreto e devo a questo giuramento
i pezzi più preziosi della mia collezione di cammei. |