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   di Giuliana Parigi

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               Vendetta

Eccola! Puntualissima. E' il nostro decimo, o forse più, incontro, ma ogni volta mi balza alla mente il primo.
Sicura di sé, carismatica, con un alone particolare intorno, una leader ... pensavo mentre, senza chiedere niente, si slacciava un lungo cappotto rigato grigio a vestaglia ornato da un superbo ed avvolgente collo di pelliccia immacolata, e come se fosse la centesima volta che capitava lì, lo issava sull'attaccapanni che io sempre nascondo: lei lo aveva subito trovato!
Era ottobre ma già faceva freddo.
Snella, media altezza, scattante, uno strano taglio e colore di capelli. Indecifrabile il colore degli occhi e l'età.
[ P. Fornasetti - Mano di David ]Poggiò sulla scrivania una pochette nera, si sistemò sulla poltroncina che guarda fuori nel giardino e si chinò per prendere qualcosa da un'altra borsa grigia e capiente che aveva appoggiata a terra.
Bel seno!! La giacca del tailleur e la camicetta si erano aperte nel movimento. E il movimento aveva portato fino a me anche un profumo. Maschile, sportivo. Che mi sembrava le stesse a pennello.
(Ma in fatto di profumi si è rivelata volubile: ogni volta ne indossa uno diverso)

- Ho vinto al Superenalotto; una bella cifra. Nessuno lo sa e voglio levarmi uno sfizio. Se avessi vinto in altri tempi... tutto sarebbe stato diverso… ma ormai… -
- Sono contento per lei. Mi sembra logico soddisfare un desiderio o un sogno nel cassetto.-
- Né l'uno né l'altro; è una vendetta.-
- Ah! Mi dica.-
- Vorrei che lei mi seguisse, come architetto ed arredatore, nello scegliere, ristrutturare e arredare un piccolo appartamento. Lo cerco con una vista particolare o su un monumento curioso, su una piazza celebre, un panorama singolare…. L'arredamento un mix tra svedese anni '60 e giapponese; essenziale e leggero. Molti vuoti e molto bianco. La stanza clou sarà lo studio.-
- Che professione svolge?-
- Casalinga.-
- Ah!-

Cercavo disperatamente di penetrare nell'animo di questa cliente: nella nostra professione un po' di psicologia è importante.
E importante è entrarci in sintonia: dobbiamo organizzarle l'ambiente in cui vivrà o lavorerà.
Già questa seducente donna che mi stava davanti, ci avrebbe abitato o lavorato o tutte e due in questo appartamento "vendetta"?
Ma a parte qualche altra sua sparata enigmatica e qualche "Ah" di sorpresa mia, non ne ricavai niente o meglio mi lasciò in contanti (!!), quale anticipo, cento milioni.
Argomento quanto mai allettante per continuare… vendetta o no…

[ Gucci - Sandali ]Ed eccoci ad oggi. Siamo ormai al finire dell'estate. Davanti a me sta Gabriella Simone con uno chemisier di seta pesante a pois neri su sfondo bianco. Molto, molto elegante ed i leggeri sandali sottolineano le belle gambe.
Gli occhi, ora lo so, sono verdi cangianti. La stola appoggiata sulle spalle ne accentua il colore.
Mi aspettavo di vederla radiosa; invece è un fascio di nervi.
C'è la consegna della casa. Dovrei essere io alquanto nervoso.
Gabriella l'ha vista una sola volta: vuota tanti mesi fa. Le piacque, come un colpo di fulmine, disse e questo mi caricò. Si affacciava su una deliziosa piazzetta con tanto di chiesa famosa, ma si vedevano anche giro, giro le verdi colline.
Dentro non l'aveva nemmeno guardata.
Carta bianca, mi disse sfiorandomi per la prima volta le mani. Le aveva bollenti.
Negli incontri da me spiegò meglio, via via quel guazzabuglio di svedese-cinese. Non una parola sullo studio, tranne che doveva essere una cosa importante. Che voleva dire?

Per questo dico che oggi, fra i due, il più nervoso dovrei essere io.
- Stasera ceniamo insieme per festeggiare? Offro io naturalmente. Mi farebbe molto piacere è stato un lavoro importante, quasi una scommessa.- butto là.

Lei scrolla solo le spalle e si ravvia i capelli. Saliamo in macchina in un silenzio irreale.
Al portoncino do a lei le chiavi. Mi sorride e mi guarda di sottecchi quasi maliziosa. Apre emozionata.
Spalanco le finestre; la luce invade e dilata lo spazio.
- Cielo! E' stupendo. E' proprio così che dicevo, sognavo.-

Ride. Si copre fanciullescamente il volto con le mani.
Va di qua e di là: sembra una farfalla. Tocca, alza, guarda, annusa, sposta, prova un divano o una sedia, accende un lume….
Io gongolo.
Nello studio è sopraffatta.
Di schianto comincia a singhiozzare; tutta la sua persona ne è sconvolta; si è fatta paonazza; cerca aria alla finestra.
Non accetta né un bicchier d'acqua né di essere toccata, confortata.
Pare che tutto il dolore del mondo si sia concentrato lì. Mi sento insieme atterrito, impotente e un baccalà.
Il pianto si fa sommesso. Dal quel corpo prima sconquassato escono lunghi e grandi sospiri.
Si è ricomposta.
Non riesco a varcare la barriera che ci separa. Sto immobile mi pare quasi di non respirare.
Ma non riesco a levarle gli occhi di dosso.
- La vendetta, per me, è ancora più dilaniante del perdono. Non ce la fo. Sento che farei più male a me. E allora a che pro.-
- Tenga le chiavi. Affitti tutto. Agli stranieri che vengono a godersi le bellezze della nostra città. Cominceranno da qui a gustare. Grazie. Mi sono sentita capita da lei.-

Esce di scena con la sua sicurezza. Carisma. Alone e leadership. Aggiungerei leggerezza.
Io, confesso, non ho capito nulla.