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   di Giuliana Parigi

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               Dubbio

Mattina del 6: avevo appuntamento alla Banca per accendere un mutuo.Non ho dimestichezza con queste cose e poi… un mutuo… ti impegna per anni; così ci sono andato un po' teso e nervoso. I miei soldi (che sono solo lo stipendio), non dico che li tengo sotto il mattone, ma poco ci manca: me ne rimangono talmente pochi!!! E se no che bisogno avevo del mutuo?!
Le bollette le pago ancora tutte alla posta ecc. ecc. Insomma non sono un frequentatore di banche e confesso mi hanno sempre messo una certa soggezione.
Ho scelto una filiale della banca cittadina; quella più vicina al mio ufficio.
Il tempo è splendido e mi incammino attraversando il parco.

Già l'entrare uno alla volta in quel gabbiozzo circolare….. aspettare il suo AVANTI… e se ci rimango dentro?
Mi aspettavo un ampio salone: invece una striscia nera ben tesa all'altezza della vita, divide in due un angusto spazio e delimita la coda dal bancone dove gli impiegati, che sembrano appollaiati, svolgono le operazioni.
Bisogna prendere il numero e guardare sul display chi stanno servendo; un po' come al bancone alimentari del supermercato.
Dopo un po' che sono in coda e tutti chiacchierano del più e del meno come vecchi amici, sbuffano e criticano, scopro che il numero non mi serve.
Mi indirizzano a… come chiamare quell'angusto spazio fra due tramezzi di legno che non arrivano al soffitto ed un tramezzo di vetro che funge da porta, così tutti vedono e sentono? E tu vedi e senti tutto il rumore intorno?
Dentro c'è stipato uno scaffale a sua volta stipatissimo di pratiche, cartelle e cartelline, macchinette di varia specie e dimensione, da calcolo e da riproduzione; due poltroncine ed una scrivania.
Oh! Finalmente qualcosa che è piacevole vedere.
L'impiegata che arriva e va dietro la scrivania.
E' giovane, alta, indossa un bianco maglione che la segna. Le si può perdonare un'arruffata pettinatura con contorno di ciocche rosse; vari tatuaggi e anellini che spuntano dalle orecchie, dal naso e via proseguendo. Anche le mani ne hanno una collezione di questi anellini.
Mi siedo. Dico appena due parole… e quella attacca a raffica le spiegazioni, tipi di mutui, sigle, interessi, anni, formule… una voce monotona.
Mi sento un deficiente e non riesco ad inserirmi per chiedere spiegazioni.
Ma che lingua parla mi viene fatto di pensare? Lei parla e abbozza dei sorrisi.

 

Pomeriggio del 6: avevo preso tutta la giornata libera; così mi spaparazzo alla Tv. A cambiar canali… tanto mi dico non c'è mai nulla.
C'è un documentario dalle Isole Orcadi australi (mi pare di aver capito giusto), dell'altro emisfero. Qualche studioso europeo che si interessa di tribù rimaste al paleolitico…… e gli va a rompere le scatole!
E ci spiega tutto per benino sicuro di aver capito puntino, puntino tutti i gesti, rituali, linguaggio e annessi.
Mi viene un colpo!
La prima immagine che lo studioso ci mostra è quella di una ragazza dai capelli tinti di rosso, tatuata e inanellata dalle orecchie ai piedi, che parla e parla, ma non capisco, e guida l'eminente bianco europeo dentro una casa sugli alberi.
Salgono una precaria e stretta scala quasi volante. Vi abitano in tanti, in piccoli spazi, divisi da sottili cortecce .
C'è baraonda: sono allegri, festosi, sorridenti… riescono a muoversi danzando al ritmo di tamburi posti alla base del grande albero.

Notte del 6: Quelli del mattino in banca, mi erano parsi tanto tanto giù di corda… non c'era festa.
Mi assalgono dubbi paurosi.