Giorno
libero. Fino al prossimo esame
. Giorno di allenamento nel
parco: tuta, scarpette, bandana, musica, verde, incontri
Le
urla, miste ad uno strano sferragliare, a rumori metallici, provenivano
dalla zona dei giochi dei bambini.
Ma le urla erano di adulti!
La prima idea che mi venne in mente fu (orrore!) che, dopo il
chioschetto per bibite e gelati, anche i videogiochi fossero
arrivati nel parco. La seconda, sinceramente più orribile,
che fosse successo qualcosa di grave.
Abbandonai il viale principale di pini maestosi e mi diedi a
percorrere il viale di tigli che più non profumavano.
Confesso che mi batteva il cuore e tagliai attraverso il prato
dal grande cedro ombroso.
Urla e rumori erano sempre più vicini.
Il perimetro di cinta della pista di pattinaggio era preso d'assalto
da tanti adulti urlanti che mi impedivano di vedere cosa succedesse
in pista da dove, era chiaro, venivano i rumori metallici.
Mi rilassai: i volti con le bocche spalancate per gli urli erano
sereni, allegri, sorpresi, meravigliati, estasiati. Volevo chiedere
ma nessuno mi dava ascolto.
All'intorno
bambini e ragazzi si muovevano dall'altalena allo scivolo; dalla
parete attrezzata all'asse di equilibrio; dagli anelli alle funi.
Si tiravano palloni e freesbi. Si rincorrevano.
Dentro la vasca della sabbia tre giovanissimi "ingegneri"
si davano da fare a costruire eterni castelli. Una piccola, capelli
corvini ritti sulla testa con un simpatico fiocco blu - grassoccella
- riempiva e svuotava con paletta e mani un secchiello a ritmo
di catena di montaggio. Da fuori, il solito Pierino, è
arrivato con l'annaffiatoio e ha bagnato sabbia e
sabbiatori.
Mi
venne incontro, anzi puntava proprio su di me, una biondina di
quattro o cinque anni. Una lunga vestina di jeans, scarpe da
ginnastica rosa con stringhe luccicanti, un'elaborata pettinatura
tenuta ferma da farfalline variopinte; braccine rosee ornate
da tanti bracciali di stoffa, d'oro, di perline, di strass.
Dietro un boato di urla.
La bimba spingeva una carrozzina corredata di una bambola etnica
di pezza.
-
Signore (per lei ero vecchio!!) può reggermi la carrozzina
mentre vado a sentire la mamma se ha finito di guardare cosa
fanno i robot? Voglio andare a casa - piagnucolò. Ma si
allontanò con una grazia principesca.
Robot!! Robot?
Il mio parco che quasi, quasi credevo ancora invaso da gnomi
ed elfi
Per un attimo, solo per un attimo, avevo pensato (sperato?) anche
ad una sfida di trenini elettrici
.
Ho
spostato la bambola che era messa un po' di traverso, così
tanto per darmi un contegno. Mi sentivo un po' ridicolo in quell'abbigliamento
con una carrozzina giocattolo fra le mani. Ma quella, prima ha
cominciato a piangere e poi a parlare in una strana, incomprensibile
lingua. Già era etnica!
Mi sono girato con un senso ancora più accentuato di disagio.
OH! Meraviglia! Grazie, Pierino!
Stava facendo la pipi contro un albero, girando lo sguardo intorno
per non essere scoperto. La bambina grassoccella lo guardava
incuriosita. |