Melanoma a diffusione superficiale su nevo congenito
Cellule di melanoma (in alto) e cellule neviche (in basso)1. Friedman RJ, Rigel DS, Kopf AW, et al.: Favorable prognosis for malignant melanomas associated with acquired melanocytic nevi. Arch Dermatol 119: 455-462,1983. 2. Urso C, Giannotti V, Reali UM, et al.: Spatial association of melanocytic naevus and melanoma. Melanoma Res 1: 245-249,1991. (Scarica il PDF [947KB]). 3. Urso C, Bondi R: The histologic spectrum of acquired nevi. An analysis of the intraepidermal melanocytic proliferation in common and dysplastic nevi. Path Res Pract 190:609-614,1994
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La diagnosi istologica delle lesioni pigmentate cutanee è irta di insidie con nevi che simulano il melanoma, melanomi che simulano i nevi e lesioni melanocitiche morfologicamente ambigue. Perdipiù nevo e melanoma, le due maggiori entità che si fronteggiano sul campo diagnostico, non sono reciprocamente esclusive, ma possono osservarsi istologicamente associate, ponendo dubbi diagnostici e interrogativi patogenetici. La distinzione tra cellule di melanoma e cellule neviche è spesso infatti ardua, considerata l’esistenza di melanomi a piccole cellule e di nevi che talora mostrano inquietanti alterazioni citologiche [1], mentre l’associazione nevo-melanoma pone il problema della relazione esistente tra le due lesioni. I dati sulla frequenza di questo evento sono variabili, ma le percentuali trovate si attestano più frequentemente attorno al 20-30%. Tali valori appaiono troppo alti perché il fenomeno possa essere considerato fortuito e depongono a favore di un rapporto causale specifico secondo lo schema precursore-neoplasia [2]. Dall’analisi istologica di una serie di melanomi cutanei primitivi emergono alcune caratteristiche del melanoma su nevo: è quasi sempre del tipo a diffusione superficiale, tende ad avere uno spessore inferiore a 1.50 mm, mostra una bassa percentuale di forme in situ, si presenta più frequentemente in forma multipla. Se si considera la percentuale di associazione nevo-melanoma rispetto all’indice di Breslow, inoltre, si osserva una riduzione dei valori con l’aumento dello spessore dei melanomi. Tale osservazione, sottolineando l’importanza nel fenomeno del fattore tempo, lascia intuire l’esistenza di una categoria di melanomi insorti su nevo nei quali la lesione benigna non è più evidente (melanomi apparentemente “de novo”). Il melanoma su nevo pone infine il problema della identificazione dei nevi a rischio. Dopo il fallimento del concetto del nevo displastico come entità clinico-istologica e come entità istologica [3], rimane da chiarire se le lesioni che implicano un aumentato rischio siano morfologicamente identificabili. Nell’attesa che questo punto cruciale possa essere chiarito, può essere opportuno un atteggiamento di prudenza, adottando una diagnosi semidescrittiva dei nevi, che, indicando il tipo di lesione (giunzionale, composta, dermica), ne specifichi le caratteristiche istologiche (diagnosi analitica). pag. 3
Melanoma (a sinistra) associato a nevo (a destra)
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