E n i o W e b P a g e

 

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Loreto

A chi passa lungo l’autostrada, che collega Bologna al Sud d’Italia, Loreto, con il profilo inconfondibile del suo Santuario e la maestosità del Palazzo apostolico, 51 impone subito col fascino delle cose belle, che suscitano curiosità e voglia di saperne di più su questa cittadina, posta su un colle a 127 metri di altezza, con circa 12.000 abitanti, a due passi da un mare che è un incanto e in una regione dove ogni contrada, anche la più piccola, conserva tesori d’arte e memorie storiche come in pochissimi altri angoli del mondo. Non sono remote le origini di questa città. In un elenco di chiese soggette al vescovo di Recanati, redatto nel 1249, di Loreto non si fa memoria, perché, - e qualcuno dice che è un unicum, - stiamo parlando di un centro abitato generato dalla presenza di un santuario. Per questa ragione, la storia di Loreto si intreccia lungo i secoli con le vicende del suo santuario. E qui siamo in grado di fissare una data precisa: 1294 e, se si vuol seguire la tradizione, possiamo anche stabilirne il giorno: la notte tra il 9 e il 10 dicembre, quando su quel colle, dove non esisteva abitazione alcuna e solo vi passava una strada che collegava Recanati al suo porto, successe qualcosa che è diventato leggenda. Nel 1291, quando i musulmani cacciano definitivamente i crociati dalla Palestina e da parte dei cristiani c’è tutto un corri corri per salvare il salvabile tra i ricordi che si ricollegano alla vita di Cristo, di Maria e degli apostoli. Si cercò di salvare anche la casa di Nazaret, dove Maria visse, rice­vette l’annuncio dell’angelo, disse “Eccomi, sono la serva del Signore”, e dove, citando ancora il vangelo, “il Verbo si fece carne”. Una tradizione dice, appunto, che la casa di Maria fu trasportata dagli Angeli nell’antica Illiria, a Tersatto nei pressi di Fiume (ora Rijeka) e poi a Loreto, prima nella piana tra il colle e il mare, nella località detta la Banderuola, e poi dove si trova tuttora. Ma gli angeli c’entrano davvero? Studi recenti, ormai col sigillo della scientificità, ci dicono che gli angeli, sì, c’entrano, ma si trat­terebbe di altri Angeli, come risulta da un atto notarile, il Chartularium Culisanense, che riporta l’elenco dei doni di nozze che Filippo, principe di Taranto e figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli, ebbe in dono, in occasione delle nozze con Ithamar (Margherita), dal genitore di lei, Niceforo Angeli, despota dell’Epiro e discendente dagli imperatori di Costantinopoli. Quest’ atto notarile, al paragrafo secondo, cita come dono anche “le sante pietre portate via dalla Casa di Nostra Signora, Vergine Madre di Dio”. In più, al paragrafo terzo, aggiunge “ una tavola dipinta, dove la Vergine e Madre di Dio, tiene in grembo il Bambino Gesù, Signore e Salvatore nostro”. La “sante pietre” e la “Vergine col bambino”: gli elementi

 

costitutivi del santuario di Loreto. Va precisato solo che il documento parla di “tavola dipinta”, un’i­cona bizantina, e questo non fa difficoltà, perché sappiamo che la statua della Madonna col Bambino, non si sa per quale ragione, ha rimpiazzato l’icona solo intorno al 1530 e poi la statua stessa andò distrutta da un incendio nel 1921 e sostituita dall’attuale. Non è il caso di dilungarci, ma non si può fare a meno di consi­gliare, a chi volesse saperne di più, di consultare una delle tante ed eruditissime pubblicazioni, che affrontano la questione con documenti letterari, acquisizioni iconografiche, indagini archeolo­giche ed altro ancora e confermano l’origine palestinese di queste “sante pietre”, precisandone anche l’epoca: circa duemila anni fa o di prenotare una guida turistica presso la Pro Loco cittadina. Inoltre, gli studiosi rilevano che anche la cronologia può essere una conferma: il matrimonio tra Filippo e Margherita si celebrò nel settembre-ottobre 1294 e la tradizione indica il 10 dicembre dello stesso anno come data di arrivo della Santa Casa a Loreto. Che poi gli “Angeli”, cognome di famiglia, siano diventati nella tradizione popolare gli alati messaggeri del cielo può far sorride­re, ma risponde alla profonda convinzione di ieri e di oggi che le “sante pietre” sono arrivate a Loreto non solo per un insieme di coincidenze umane.