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 Al Marklhof si rinnova la meraviglia




CORNAIANO

Su per i placidi colli di Cornaiano non si sale quasi mai per caso. Nonostante il paese si affacci sulla rotta di Appiano, del cui comune fa parte, il turismo di massa lo sfiora appena. La località è sì, ridente e amena, proprio come in un depliant turistico, ma la vocazione è un'altra. Un nucleo storico medievale, austero e ben conservato, ne costituisce il fulcro. Lo solcano stradine strette, lastricate di cubetti di porfido, che mal sopportano il traffico delle automobili. Tutt'intorno si dipana una lunga teoria di masi e case di campagna interconnessa da una rete labirintica di viottoli. Perdersi è abbastanza facile, anche perché si viaggia immersi in una rigogliosa prateria di vigneti. Lo spirito autentico, Cornaiano, lo conserva, però, sottoterra, nelle innumerevoli cantine, molte antiche di secoli, che ne formano la struttura portante. La viticoltura vi si pratica quasi da sempre e ancora oggi si regge, salda, sui piedi e nel carattere orgoglioso e un po' conservatore della popolazione. Ad ogni passo, neanche si fosse in Borgogna, si affaccia il cancello lavorato di una cantina. Addirittura due quelle sociali. Quella antica di Cornaiano e quella recente e innovativa di Colterenzio. Qui si produce da decenni la Schiava robusta e aromatica del Fass Nr9, ma ha lanciato la sua sfida anche l'eretico di successo Ignaz Niedrist. Non c'è quindi da meravigliarsi se qui, da due generazioni, resista, incurante di mode e guide, uno dei bastioni della ristorazione altoatesina, il Marklhof dei fratelli Heinrich e Andreas Oberhofer. Gestito dalla stessa famiglia sin dal 1930, il palazzotto dei frati agostiniani di Novacella, è una delle mete preferite della Bolzano bene. Per trovarlo occorre seguire con attenzione le indicazioni e sperare di non infilare per sbaglio il viottolo sbagliato. Davanti al comodo parcheggio, il piccolo portone d'ingresso, su cui capeggia un imponente Cristo benedicente tra i grappoli d'uva. Tre sale rusticheggianti accolgono il cliente in inverno, mentre d'estate una ampia terrazza offre refrigerio e un panorama superbo. Lo chef Andreas Oberhofer, è uno degli ultimi rappresentanti della vecchia e solida scuola che ha spianato la strada alle nuove generazioni. La sua cucina, che non manca di innovazione, ha basi robuste, e difficilmente delude. La sua passione, oltre i fornelli sono salumi e prosciutti, che prepara personalmente affumicando il prosciutto o il petto d'anatra, per presentarli poi a tavola. In occasione della nostra visita ci siamo goduti la buona terrina di polipo, tartara di patatine e fingerli e il fegato grasso d'oca con pere glassate e salsa all'Amarone. Da provare, assolutamente, la tartara di filetto di bue.Tra i primi delle pappardelle ai rognoncini, un eccellente canederlo di formaggio con cuore di gorgonzola e una buna zuppa di vino con crostini alla cannella. Tra i pesci abbiamo optato per il classico e squisito Grostel di baccalà alla bolzanina.Tra le carni solo l'imbarazzo della scelta. Ottimi i rognoncini con porcini trifolati. Da provare anche il curioso gulasch di cinghialetto o le costolette di agnello in salsa di senape. In carta il filetto di bue in salsa tartufata ma accanto anche una semplice Wienerschnitzel. Tra i dolci abbiamo provato il buon semifreddo al miele dei fiori di lavanda con zabaione al rum e cialda con frutti di bosco. Da provare anche lo "Schmarren" di ricotta con marmellata di prugne fatta in casa. Molti piatti sono presenti tutto l'anno, anche perché così vogliono gli affezionati clienti. Il servizio è tra i più professionali e gentili che troverete in giro, segno di ingranaggi rodati che girano bene. La carta dei vini è ampia e ben fornita. Il costo si aggira sui 50 Euro. Chiuso domenica sera e lunedì.
Ristorante Marklhof, via Marklhof 14 Cornaiano. (0471. 662407).

 

La Ricetta

Ecco la ricetta per sei persone dello chef Andreas Oberhofer che al mestiere unisce anche la simpatia. Filetto di manzo in salsa di Pinot Nero: Occorrono circa 1,2 kg di filetto di manzo, che andrà salato e pepato e lardellato in profondità con una striscia di Speck. Il filetto viene quindi posto su una salsa bruna o un fondo di brodo di carne, alcune cipolle, e va fatto cuocere inizialmente nel proprio liquido per passare poi a bagnarlo con alcuni mestoli di brodo fino a fargli prendere un po' di colore. A questo punto si cosparge il filetto di pane grattato, scorza di limone e un pizzico di maggiorana. Si procede nella cottura badando a bagnare sempre con la salsa di cottura e cominciando ad aggiungere un po' alla volta il Pinot Nero. Si procede fino a quando la salsa non si è ristretta e la carne non risulti cotta. Per servire si passa la salsa e la si versa a specchio su un piatto di portata per adagiarvi poi il filetto anche scaloppato.