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Forcella Ciadin Alto, i silenzi del Popera, i sentieri degli alpini



VIGO DI CADORE


Se la Val Piova costituisce coi suoi boschi, fienili e ruscelli, un comprensorio appartato e suggestivo, non va dimenticato che essa offre al turista una vasta gamma di divagazioni escursionistiche, per tutte le possibilità e per ogni gusto. Casere abbandonate, silenziosi itinerari silvo-pastorali e militari, guglie e forcelle si propongono come altrettante mete per chi ricerca sensazioni e panorami non inflazionati e corrotti dallo scontato consumismo. Un protagonista assoluto di siffatto contesto, tanto da essere considerato il re della catena Tudaio-Brentoni, è senz'altro il Popera Valgrande, che troneggia al centro della poderosa formazione dolomitica dispiegata tra il Piave e i torrenti Piova e Frison. Imboccata la strada per Casera Razzo e risalita da Laggio la valle per circa 4 km, si giunge agli ameni prati di Fontanelle (m 1212), dove inizia la stradina militare segnalata dalla tabella del Cai, che porta al Bivacco Spagnolli. Superati tre tornanti e varcato il Rin de Mera, ricco più di ricordi storici e risorgimentali (scontri del 1848) che di acqua, si giunge prima a Starezza Bassa e poi a Starezza Alta, in prossimità della quale c'è il bivio per Zergolon e Ciadin Alto. Anche se Zergolon riserva la sorpresa di un bellissimo pianoro su cui campeggia un vecchio fienile attorniato dai resti di batterie e trincee, meglio proseguire subito per Forcella Starezza (m 1697), assicurandoci magari una scorta d'acqua all'ultima sorgente, situata poco sotto un tornante, un centinaio di metri dopo il bivio. Giunti alla forcella, potremo osservare in direzione sud il Colle di Rogoietto e, con un po' di fortuna, avremo i voli di una splendida coppia di aquile reali a scandire i nostri passi vieppiù alti e solitari. Poco oltre un sentiero, noto un tempo come la "via delle fede", si stacca dalla nostra stradina e prosegue per ghiaioni e sfasciumi, attraversando le falde del Popera e portandosi fino al Casone di Val da Rin, nei pressi di M. Losco e Forcella Camporosso. Noi invece punteremo verso nord-ovest, verso il Bivacco Spagnolli (m 2047), raggiungibile attraverso una fitta "baranciera" ed ultimato dal Cai nel 1986 ai piedi del Popera Valgrande, sul sito di un'antica baracca, detta "de Perina", dal nome del capomastro addetto ai lavori di fortificazione della zona. Il moderno e accogliente bivacco (15 posti letto comodissimi) dovuto all'intraprendenza e al sacrificio di molti volontari
dell'Oltrepiave, è stato iniziato nel novembre 1981 ed ultimato nei primi giorni di novembre 1984. Dal bivacco si può proseguire per Forcella Ciadin Alto Ovest (m 2285), dove si trovano ancora i resti di una vecchia galleria di guerra ed imboccare un sentiero del Genio militare che, lungo circa 2 km, attraversa le belle creste arrivando fino a F.lla Ciadin Alto Est, proprio sotto il Popera Valgrande. Il sentiero è ancora attrezzato con scalette ricavate dai soldati nella viva roccia, mentre trincee e postazioni guardano in direzione nord, verso la Val Popera e la Valle del Piave. Chi vorrà proseguire, potrà continuare alla volta del Bivacco Ursella-Zandonella, scendendo quindi verso S.Stefano e sboccando infine sulla strada statale, presso il Ristorante Krissin. Ma una suggestione tutta particolare anima soprattutto i nostri passi sulla variegata cresta, dove il panorama splendido e l'opera dell'uomo, profusa in nome della guerra, sembrano acquisire, nel contesto proprio della grandiosità della natura, il valore di strano contrappunto della civiltà umana e dei suoi limiti storici. Fin quassù topografi e strateghi hanno voluto incidere nella roccia, prima e durante la Grande Guerra, i loro calcoli, nella presunzione di un apparato difensivo perfetto, imperniato sui baluardi di Tudaio e di Miaron e dipanato meticolosamente in una serie di difese complementari, volte a impedire incursioni nemiche dalla Val Popera, dalla Val Grande o dalla Val Frison, verso la Valle del Piova e quindi l'Oltrepiave. Su queste alte forcelle, a contatto del cielo, piccoli soldati hanno guatato il settentrione aspettando un nemico che, come nel Deserto dei Tartari caro a Buzzati, non giungeva mai. O meglio: un nemico che per due lunghi anni di guerra non si vide affatto e che, quando giunse inopinato e sorprendente, nel novembre 1917, dilagò per le sottostanti valli eludendo le solitarie forcelle, ritornate ad essere, da allora, nidi di aquile vere, regno del camoscio, e, casomai, utile paradigma delle nostre contraddizioni. In considerazione di tale patrimonio storico e documentario, l'itinerario che sale dalla Val Piova alle due forcelle sarà uno dei capitoli più interessanti di una delle quattro guide di prossima uscita previste dal Piano Interreg III Italia-Austria e curate dal Comitato Scientifico voluto dalla Comunità Agordina con il patrocinio della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici e il Paesaggio del Veneto Orientale.