Anno II (2001)-Vol. 2-Pag. 1

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Dr. C. Urso
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TAVOLA ROTONDA: IL NEVO DISPLASTICO


TAVOLA ROTONDA: IL NEVO DISPLASTICO

La Redazione di Dermatopatologia Forum ha organizzato per i suoi lettori una tavola rotonda virtuale sul tema "nevo displastico", invitando dermatopatologi e patologi italiani esperti nel campo delle lesioni pigmentate cutanee a esprimere il loro punto di vista.

SERGIO CHIMENTI (Professore ordinario di Dermatologia, Università Tor Vergata, Roma):

"Benchè il concetto di nevo displastico sia controverso, io uso la categoria diagnostica nevo displastico. I criteri che utilizzo per la diagnosi sono quelli classici, cioè atipia non severa, fibroplasia lamellare dermica ecc. Secondo me il nevo displastico non è una definita entità clinicopatologica, perché alla presenza di atipia clinica non corrisponde sempre una atipia istopatologica. Credo invece che il nevo displastico costituisca una entità istologica, anche se mi sono trovato alcune volte al microscopio con i piu'grandi dermatopatologi del mondo (Ackerman, Kerl, Soyer, Cerroni, LeBoit) e per alcune lesioni una volta la diagnosi era di nevo displastico e magari il giorno dopo era di melanoma in situ. Per me, come per molti ricercatori di base, il nevo displasrico è una lesione che sta a metà tra una lesione benigna ed una maligna. Penso che con le nostre attuali conoscenze sia molto difficile se non impossibile dire comunque una parola definitiva sull'argomento".

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RENATO ROSSO (Professore associato di Anatomia Patologica, Università di Pavia):

"Io uso comunemente la diagnosi di nevo displastico, come d'altronde fanno i clinici con cui collaboro. Nella diagnosi seguo principalmente i criteri utilizzati da Elder e Murphy e riportati nel fascicolo AFIP dedicato alle lesioni cutanee pigmentate, che uso come pubblicazione di riferimento. Conseguentemente, applico il termine di nevo displastico ad una vasta categoria di nevi atipici; tengo distinti i nevi acrali, delle pieghe e delle aree genitali; per alcuni nevi uso il termine di nevo con atipia (displasia) architetturale, in assenza di atipia citologica. Io credo che in qualche modo il nevo displastico sia una entità clinicopatologica, perché, almeno nell'adulto, è un nevo che ha alcuni caratteri clinici distintivi, che interessa prevalentemente soggetti con fenotipi cutanei particolari e che tende a presentarsi in forma di lesioni multiple, clinicamente ed istologicamente simili. Credo anche che il nevo displastico possa rappresentare una definità entità istologica, ma tengo presente che nevi in soggetti prepuberi, nevi recidivanti, nevi delle pieghe e delle aree genitali, ecc. possono presentare aspetti simili, se non del tutto uguali al nevo displastico. A questa lesione forse è legato ad un modesto incremento del rischio di melanomi (non maggiore rispetto a quello dei portatori di nevi congeniti di piccole dimensioni), come indicato da studi epidemiologici fatti anni fa da Kraemer all' NIH; come dato di fatto, spesso i nevi asportati a pazienti con pregresso melanoma hanno aspetti clinicopatologici di nevo displastico; peraltro, questi pazienti hanno spesso fenotipi cutanei che di per sè si associano alla frequente presenza di nevi di tipo displastico, oltre che ad una maggiore sensibilità al danno attinico. Anche se capisco i problemi legati all'accettazione del termine nevo displastico, mi sembra che tutti i tentantivi di rintuzzarne l'uso si siano scontrati con la sua adozione da parte di schiere sempre più numerose di Clinici e Patologi (segno della sua intrinseca validità?); i termini proposti in alternativa sono stati usati da pochi, hanno dato l'impressione di costituire "giri di parole" finalizzati non tanto a dare informazioni più precise quanto ad evitare una terminologia ideologicamente aborrita e sono stati origine di diatribe ancora più interminabili. Devo tuttavia segnalare che mi sembrerebbe utile associare alla diagnosi di nevo displastico una gradazione della sua atipia citologica (lieve/non rilevante, moderata, severa) che possa dare misura del potenziale evolutivo, come proposto da Murphy e Mihm: anche i nevi displastici non sono tutti uguali".

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FRANCO RONGIOLETTI (Professore associato di Dermatologia, Università di Genova):

"Io uso la categoria diagnostica di nevo displastico. Nei referti dopo una descrizione della lesione, come conclusione utilizzo come sinonimi sia nevo di tipo displastico che nevo di Clark. I criteri diagnostici che seguo sono i soliti già descritti e che mi sembrano riproducibili: caratteri architetturali (iperplasia lentigginosa, proliferazione in nidi disordinati con bridging, estensione laterale della componente giunzionale -almeno 3 creste-, asimmetria) e caratteri di risposta dell'ospite (fibroplasia papillare,infiammazione, neogenesi vascolare). Do meno importanza ai caratteri citologici (atipia nucleare, aspetto polveroso o con grandi granuli della melanina) che però sono anche da considerare. Non posso dire se il nevo displastico sia una distinta entità clinicopatologica perchè non sempre c'è correlazione tra l'aspetto clinico cosiddetto "displastico" (lesione pianeggiante con rilevatezza centrale, bordi e forma irregolare, colore disomogeneo) e le caratteristiche istologiche che ho menzionato prima. Credo invece che il nevo displastico sia una distinta entità istologica perchè c'è una somma di caratteri istologici riproducibili per definire un nevo come "displastico o di Clark" e differenziarlo da altri nevi di tipo ordinario o Spitz ecc. Il significato biologico di questa lesione non è chiaro. I punti da discutere sono almeno due: 1) il nevo displastico come marker di aumentato rischio di melanoma. Nei casi di melanoma familiare ereditario la presenza di nevi displastici sembra essere un marker di rischio aumentato. Nel caso dei nevi displastici sporadici non sono sicuro che queso sia vero.Comunque il rischio di melanoma non è solo collegato alla presenza o meno di nevi displastici; 2) il nevo displastico come precursore di melanoma. E' stata documentata la progressione di nevo displastico verso il melanoma e la presenza istologica di un residuo nevo displastico (Clark) in vetrini di melanoma (30% circa). Tuttavia sebbene il nevo displastico possa progredire verso il melanoma (come altri nevi), la frequenza di questa progressione è a mio giudizio sovrastimata".