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BERLUSCONI: "COGLIONE CHI VOTA A SINISTRA"
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"Ho
troppa stima per l'intelligenza degli italiani per credere
che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano
per il proprio disinteresse".
A dare del 'coglione' agli italiani che voteranno a
sinistra è il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi
che, intervenendo a Confcommercio aggiunge: "Scusate
il linguaggio rozzo ma efficace...".
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UNA PAROLACCIA COME BANDIERA
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Sono uno dei tanti coglioni
(speriamo una valanga)
che andrà a votare per l'Ulivo,
nella speranza di chiudere i conti con gli anni più
umilianti, e meno spiritosi, della storia
repubblicana. La qualifica di coglione, che ho l'onore
di condividere con una buona metà degli italiani, mi è
stata data ieri, molto autorevolmente, dal presidente
del
Consiglio,
in uno di quelli sbocchi di tracotanza che, pochi
minuti dopo, il premier è solito definire "ironici",
con una battuta involontaria su se stesso. Come chi
travolga un pedone sulle strisce un pedone e poi gli
dica: guardi che era solo una metafora. Non mi sono
offeso. Se una cosa che abbiamo imparato, pur nello
sbigottimento ininterrotto, da quando Berlusconi è
sulla scena, è a valutare il piccolo calibro dei suoi
giudizi e delle sue sortite. E' un piccolo calibro
che, in politica, ha prodotto danni paurosi. Ma nella
psicologia collettiva dell'Italia che a Berlusconi si
oppone, produce soprattutto un inevitabile sentimento
di alterità e, ahimè, di disprezzo. Dico ahimè perché
sentirsi superiori non aiuta mai a ragionare bene, men
che meno su se stessi, e anzi può accecare. D'altra
parte, come tenere a bada l'istinto di preferirsi,
quando l'antagonista riesce ad abbassare tutti i
parametri, dico tutti, del conflitto politico e della
vita civile di un Paese? In questi anni Berlusconi,
con una grossolanità di modi e di spirito che non
eravamo certi abituati a considerare "di governo",
perfino negli anni dei peggiori governi, ha
sistematicamente sostituito al dibattito la
propaganda, al cittadino il cliente, al giornalista il
servo, alla polemica la smargiassata, alla cultura la
barzelletta. Non gli intellettuali con la puzza sotto
il naso, ma molti milioni di normalissimi cittadini
(di sinistra, ma non solo), nell'opporsi ad un
siffatto leader, si sono sentiti continuamente
spiazzati dal progressivo incarognirsi del clima,
dalla bassezza della polemica, dalla violenza puerile
delle reazioni. E poichè è perfettamente vero che uno
dei vizi storici della sinistra è una certa alterigia,
era materialmente impossibile che Berlusconi non lo
aggravasse, quel vizio. Ora, pensandoci bene, gli
elettori di centrosinistra hanno almeno due buoni
motivi per digerire con una certa leggerezza l'insulto
di Berlusconi. La prima, evidente a chiunque, è che in
un solo minuto di catastrofe retorica il premier ha
distrutto l'effetto ICI (pompatissimo dai suoi
giornali e telegiornali), regalando al centrosinistra
un ottimo argomento in più (hai visto chi è il vero
fanatico? chi il vero illiberale?) e ai giornali, per
due o tre giorni, titoli di testa che offuscano la
campagna belusconianna sul fisco allegro. L'esultanza
degli stati maggiori dell'opposizione, già pochi
minuti dopo i primi lanci di agenzia, era alle stelle.
Il secondo motivo, già ben percepibile ieri su
Internet, è che l'epiteto di COGLIONE è stato
immediatamente fatto proprio, con orgogliosa ilarità,
da moltissimi elettori dell'Unione, con le prime
manifestazioni, in diverse città itlaiane, di "coglioni
autoconvocati". Si sa che esiste una lunga tradizione
di parole denigratorie, o di scherno, che vengono
beffardamente ribaltate da chi ne è fatto oggetto.
Ora, rivendicare la qualifica di coglione può aiutare
l'Italia che non sopporta più Berlusconi, e lo vive
come un attentato alla dignità del Paese, a stemperare
sia la gravità del momento sia quella del proprio
ruolo. Sentirsi molto migliori di Berlusconi in quanto
cittadini, o in quanto italiani, o in quanto
rispettosi delle leggi, effetivamente è molto più
sentenzioso, e faticoso, e perfino antipatico, che
sentirsi migliori di Berlusconi in quanto "elettori
coglioni". L'idea, poi, che sia un esercito di
coglioni a poter sgominare l'Unto del Signore, è
massimamente esaltante. Quanto a lui, pover'uomo, le
sue spiegazioni, a frittata fatta, come spesso accade
aggravano la situazione. Non si scusa per aver
insultato metà degli elettori, si scusa per aver il
termine usato. Come se dire "chi vota a sinistra è
scemo" fosse più o meno grave, per un capo di governo,
che dire "chi vota a sinistra è coglione". Come se
fosse l'ineleganza formale, a fare scandalo, e non la
sostanza della frase, che rivela una cultura
democratica, e un rispetto civile, da bassifondi.
Il suo problema è che raramente sa di che cosa si sta
parlando. Però
ne parla lo stesso, e questo, da sempre, è la freccia
più acuminata nell'arco dei avversari.
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(05-aprile- 2006 Repubblica).
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