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IL WELFARE SECONDO I RICCHI
CUMENDA
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Non
ci sarà più bisogno dello stato sociale, saranno direttamente
i ricchi, bontà loro, a farci cristiana beneficenza!
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Non c’è bisogno dello stato se i ricchi , invece di
pagare le tasse, ci fanno, bontà loro,
della diretta beneficenza.Cos’è la destra, cos’è la
sinistra, si domandava Gaber. Della sinistra,
effettivamente, si sa abbastanza poco.
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Quando alla
destra, ci aiuta Berlusconi, nei suoi rari momenti
di lucidità, a ridefinirne natura e scopi: per
esempio quando l’altro giorno, al termine di una
cena al tartufo (di quelle che l’Unipol non si può
ancora permettere), ha gettato nello sgomento i
commensali annunciando che la sinistra “vuole fare
la patrimoniale”.
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E per incanto si è materializzata
la vecchia, cara destra dei cumenda milanesi, quella
che viveva nel terrore che i comunisti volessero
l’argenteria di famiglia, quella dei danèe in
Svizzera, quella che mandava le figlie dalle
Orsoline e dalle Marcelline perché le brave suore le
proteggessero dai capelloni. La destra che
inquadrava perfettamente il motivo del contendere
nel conquibus, i quattrini, e tutto il resto sono
chiacchiere.
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La destra insieme proterva e benefica
che il welfare se lo faceva in casa: il panettone ai
poverelli, le canaste di beneficenza, specie sotto
Natale, specie se fuori nevicava, ai bisognosi ci
pensa il cumenta.
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I vestiti smessi alla domestica, magari un aiutino
al figlio del portinaio per terminare le scuole di avviamento,
Milano col cuore in mano, che bisogno c’è dello Stato
impiccione, se i ricchi sono buoni e generosi?
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(del
14 12 2005)
- fonte: la repubblica.it
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