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di Michela Serra
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UNA SVOLTA PER IL SUD
 

 PUNTA PERROTTI è collassata in bello stile, sparendo dentro una grande nuvola di polvere bianca. La breve sequenza dell'implosione (cinque secondi) era visibile in diretta sul web e su alcuni canali satellitari. La potenza simbolica dell'evento avrebbe meritato una copertura più attenta ed estesa, che probabilmente la RAI non ha voluto e/o potuto offrire in periodo elettorale: perché, in questo strano paese, la lotta all'abusivismo è considerata "di sinistra", e assurdamente non c'è pari condizione né pari soddisfazione nel rivendicare il primato della legge, e degli interessi collettivi. E mostrare agli italiani le immagini, tra l'altro spettacolari, del grande abbattimento, equivaleva a trasmettere in diretta una manifestazione politica. Peccato. Perché, al di là degli interessi privati messi per una volta in scacco da una sacrosanta insorgenza dello spirito pubblico, la sparizione del cosiddetto ecomostro barese (brutta ma meritata qualifica) dovrebbe piacere a tutti. Soprattutto a chi tiene le parti dello "sviluppo", e dovrebbe dunque sapere che in altri paesi la distruzione del brutto  e dell'illecito, o del vecchio e del dannoso, non è considerata una censura, ma una possibilità, un'apertura di prospettive. E' considerata un fatto di modernità, se il moderno significa dinamismo e possibilità di scegliere. Si demolisce per riprogettare, si abbatte per cambiare. Lo sviluppo dev'essere una scelta, non un colpo di mano affidato alla destrezza dei più lesti o dei meglio introdotti. L'orizzonte di mare che il Palazzone dei fratelli Matarrese occludevano in violazione delle leggi italiane, come una enorme poltrona di prima fila che impediva al resto del pubblico di godersi lo spettacolo, adesso è libero, e lo sarà ancora di più il 23 e il 24 aprile quando sarà completata la demolizione dell'intero complesso. E più libera (di costruire meglio, e di immaginarsi diversa) è la città di Bari. Che il lungo braccio di ferro legale e politico che ha portato all'abbattimento della muraglia di appartamenti abbia avuto luogo nel MERIDIONE, è ovviamente ancora più significativo. In quella parte d'Italia, più che altrove, lo sviluppo edilizio si è sostanziato soprattutto in una infinita serie di fatti compiuti, dal macro al micro. Dalle famose cattedrali nel deserto, ambiziosi complessi privi di infrastrutture e di un nesso logico con il territorio, ai litorali e alle Statali disseminati di case abusive, molte delle quali interminate e rese celebri dai monconi di calcestruzzo che annunciano l'intenzione di un sopralzo. Abusi di ricchi e abusi d ipoveri, diseguali per la spinta che li anima, ma ugualmente penosi nell'indicare il deficit dello spirito pubblico, e l'arrangiarsi ciascuno per sé, ciascuno nel suo, in assenza della forza necessaria per immaginare un destino condiviso. Qualche posto di lavoro in più, un pò di denaro che circola, ma nessun calcolo di medio o lungo periodo, nessuna idea di un futuro comune e meditato, e un territorio meraviglioso assoggettato a un utilizzo cieco e sterile. Pura improvvisazione, andrenalina economica a fondo perduto. E il paesaggio, che per definizione è di tutti, privatizzato brutalmente dalla legge del più forte, che fin qui è stata quasi sempre più forte della legge stessa. Proprio per questo vedere collassare quel palazzone, dopo dieci anni di battaglia legale, non faceva pensare alla ristretta logica di una "vittoria degli ambientalisti". Faceva pensare, piuttosto, oltre (che è di tutti!) a una riapertura prospettica, allo sforzo di ritrovare un bandolo che non sfugga di mano di fronte al primo scossone casuale. Sullo schermo del computer, e nelle poche immagini dei canali satellitari, non si riuscivano a intendere le reazioni dei baresi attorno alle transenne, né lo stato del dibattito, che è stato molto acceso ed è riuscito addirittura a coinvolgere, a tratti, i distratti media nazionali, poco inclini a considerare il SUD una terra di novità, un possibile laboratorio. Eppure, è un dibattito nevralgico: se sia possibile oppure no progettare un futuro compatibile, a partire da quel punto dolente  che è lo sviluppo edilizio. Forse se ne potrà parlare decentemente quando  sarà finita la campagna elettorale. Cioè quando si potrà ricominciare a parlare davvero di politica....

(03 -04- 2006 Repubblica).