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25 APRILE 2006: FESTA DELLA LIBERAZIONE
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IN FONDO, non sarebbe poi così difficile festeggiare il
25 Aprile: basterebbe essere antifascisti.
Negli
ultimi anni molto energie sono state spese per
complicare assai il significato di una ricorrenza così
chiara e netta, che celebra la fine di una dittatura e
il ritorno della libertà.
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La verità, per quanto sgradevole, è molto semplice: se una
parte consistente dell'opinione pubblica italiana non ama
celebrare la fine del fascismo, è semplicemente perché non
è e non è mai stata antifascista.
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La questione non è certo nata con Berlusconi. Quando
andavo alle elementari, in un quartiere del centro storico
di Milano, il Comune distribuì un opuscolo nelle scuole
per celebrare la liberazione della città. La maggior parte
dei genitori protestarono vivamente per l'iniziativa
"comunista": anche allora la
borghesia somara
(non certo quella colta, dalle simpatie repubblicane,
socialiste e azioniste, comunque una minoranza) usava
bollare
di
"comunismo" qualunque cosa che puzzasse di Costituzione
antifascista e di spirito pubblico.
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Anche l'altra sera, alla radio, un giornalista spiegava
che i "partigiani hanno dato alla liberazione un
contributo solamente morale, non materiale". A sessantun'anni
dalla Liberazione, c'è ancora chi definisce OTTANTAMILA
MORTI "un contributo morale".
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(26-aprile- 2006. Repubblica).
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