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di Michela Serra
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25 APRILE 2006: FESTA DELLA LIBERAZIONE

IN FONDO, non sarebbe poi così difficile festeggiare il 25 Aprile: basterebbe essere antifascisti. Negli ultimi anni molto energie sono state spese per complicare assai il significato di una ricorrenza così chiara e netta, che celebra la fine di una dittatura e il ritorno della libertà.

La verità, per quanto sgradevole, è molto semplice: se una parte consistente dell'opinione pubblica italiana non ama celebrare la fine del fascismo, è semplicemente perché non è e non è mai stata antifascista.

La questione non è certo nata con Berlusconi. Quando andavo alle elementari, in un quartiere del centro storico di Milano, il Comune distribuì un opuscolo nelle scuole per celebrare la liberazione della città. La maggior parte dei genitori protestarono vivamente per l'iniziativa "comunista": anche allora la borghesia somara (non certo quella colta, dalle simpatie repubblicane, socialiste e azioniste, comunque una minoranza) usava bollare di "comunismo" qualunque cosa che puzzasse di Costituzione antifascista e di spirito pubblico.

Anche l'altra sera, alla radio, un giornalista spiegava che i "partigiani hanno dato alla liberazione un contributo solamente morale, non materiale". A sessantun'anni dalla Liberazione, c'è ancora chi definisce OTTANTAMILA MORTI "un contributo morale".

 

 

(26-aprile- 2006. Repubblica).