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 IL CARCIOFO 

 

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 Delizia di ogni orto e di ogni tavola, rallegra la vista, prima col verde intenso del suo fogliame, poi con il lilla dei suoi fiori; appaga il gusto col delicato amarognolo dei suoi bocci e costituisce un benefico apporto di principi salutari per il nostro organismo.
E’ una pianta costruita, mediante selezioni e incroci, a partire dalla varietà selvatica del cardo (Cynara cardunculus) per arrivare a quella di cui ci cibiamo oggi (Cynara scolymus), ma non è frutto di esperimenti recenti: questa creazione data almeno duemila anni. Le fortune culinarie del carciofo hanno nel frattempo conosciuto alti e bassi, ma sembra proprio che dal 1500 si siano stabilizzate, grazie all’uso terapeutico universalmente conosciuto. Del carciofo mangiamo il fiore quando è ancora in boccio, ma la parte più ricca di principi attivi è costituita dalle foglie e dai rizomi che sono ricchi di cinarina, tannini, enzimi e inulina. Se vogliamo gustare una pietanza tenera e saporita consumiamo il carciofo quando è freschissimo, perché il fiore una volta tagliato lignifica rapidamente. Per quanto riguarda l’importanza dell’inulina nel mantenere una flora batterica intestinale in buona salute, rimandiamo alle schede su “Probiotici” e “Cicoria”. Per quanto riguarda i cardini o cardoni vi rimandiamo invece nell’orto dove nella stagione autunnale si possono tagliare dalle piante di carciofo tutti i polloni secondari, già cresciuti, per mangiarli bolliti. Hanno un sapore delicato e sono squisiti; io li accompagno con una tazza della loro acqua di cottura.

Perle:
Nell’impiego erboristico e medicinale del carciofo non si usa la gustosa parte florale bensì la foglia vera e propria che in cucina viene scartata. Al carciofo si riconoscono le proprietà di stimolare la diuresi, abbassare il tasso di colesterolo nel sangue, favorire la secrezione della bile e renderla più fluida, proteggere e disintossicare il fegato. Questa somma di proprietà ha anche, indirettamente, un buon effetto estetico in quanto l’azione depurativa del carciofo contribuisce a mantenere la pelle sana e luminosa. Le radici sono utili come digestivo e diuretico.(Le Erbe – Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1993).

Quando, dal XVI secolo in poi, il carciofo fu reintrodotto nelle mense, ci si accorse immediatamente delle sue caratteristiche terapeutiche, in particolare nel caso di malattie epatiche. Al carciofo venne anche attribuita una forte proprietà eccitante e afrodisiaca che si è rivelata però frutto di superstizioni. Le sue proprietà farmacologiche sono invece state confermate dai più recenti studi scientifici. Nel 1954, inoltre, è stata isolata la cinarina, sostanza attiva che si trova soprattutto nel gambo e  nelle foglie. (Cent’erbe – Nardini Editore, Fiesole 1996)

Di questa pianta si utilizza la foglia che ha azione coloretica, ma ha anche la capacità di rigenerare le cellule del fegato, diminuisce il contenuto di colesterolo nel sangue prevenendo l’arteriosclerosi. Nella foglia di carciofo è pure contenuto un principio amaro, la cinaropicrina che ha azione antitumorale. Preparazione del vino: far macerare per una settimana in un litro di buon vino bianco 50 grammi di foglie di carciofo. 2 bicchierini al giorno, prima o dopo i pasti. (Luciano Bisante – Liquori d’erbe, grappe medicinali e vini curativi – Ed. Demetra, Bussolengo, 1993)

Voi consumate soltanto il cuore del carciofo, io invece lo mangio tutto: il fiore, il gambo, le foglie e la radice. Imparate dunque a conoscere questa grande pianta aristocratica del vostro orto e traetene tutto il succo. Avete già l’abitudine di consumare i giovani carciofi crudi, con un po’ di sale, o quelli grossi cotti. Ma non gettate l’acqua di cottura, è ricca di sali minerali e può essere aggiunta alle minestre. La sua qualità più nota è l’azione benefica sul fegato. Gli epatici ne facciano una cura, ne saranno contenti. Il carciofo combatte anche l’urea, il colesterolo, le infezioni intestinali, l’artritismo.  E’ molto diuretico e depurativo. (Maurice Mességué – ha ragione la natura – Oscar Manuali Mondadori, 1989)

La ricetta:
Carcioffi glassati: Si tagliano i carcioffi in sei o in quattro parti, se ne toglie la parte spinosa; si fa liquefare un pezzo di butiro in una cassarola e vi si mettono i carcioffi; si aspergono di sale fino e si fanno cuocere con fuoco sul coverchio; arrivati a cottura, e quando han preso colore, si montano con la testa al di sopra, acciò comparisca la parte glassata, versandovi il butiro sopra. (Civiltà in cucina: Napoli-Parigi 1832 – a cura di Sebastiana Papa – Garzanti Editore, 1987)

 

 

 

 

 

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