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L'IPERICO

 

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 L’iperico (hypericum perforatum) è una di quelle piante officinali che hanno avuto, nel tempo, alterne fortune e differenti apprezzamenti da parte della farmacopea ufficiale. Nota anche come  erba di San Giovanni per qualche suo vago riferimento al martirio di  San Giovanni Battista, ma soprattutto perché nella tradizione medioevale si raccoglieva alla vigilia del 24 giugno (S. Giovanni) e i ramoscelli che sanno d’incenso si appendevano in casa, si lasciavano seccare e si bruciavano per tenere lontani gli spiriti maligni, da cui anche il nome “cacciadiavoli”. La pianta è una perenne erbacea della famiglia delle Guttiferae a fusti rigidi, eretti, alti fino a un metro; i fiori, a cinque petali giallo-dorati, sbocciano tutti alla sommità del ramo; sulle foglioline si notano molti fori, che in realtà sono delle cellule trasparenti ripiene di essenza, che le hanno attribuito il termine perforatum. Cresce in luoghi asciutti e soleggiati dal livello del mare a circa 1000 metri ed è piuttosto diffusa, tanto che in America è considerata infestante. L’uso dell’iperico si fa risalire a Ippocrate, Dioscoride, Galeno  e Plinio il Vecchio, soprattutto come unguento per guarire sciatica, ferite e ustioni, ma non mancano, in tempi più recenti, riferimenti a scopi sedativi, analgesici e antidepressivi. Da qualche anno la medicina tradizionale studia questa pianta per la sua elevata tollerabilità e per gli effetti positivi nella cura delle forme lievi e moderate di depressione, dove i risultati sono paragonabili a quelli dei medicinali di sintesi. Recentemente l’efficacia dell’iperico viene studiata per la cura dell’AIDS e di varie forme di cancro. Della droga si conoscono effetti collaterali di fotossicità negli animali e quindi occorre cautela da parte di pazienti fotosensibilizzati. Interazioni possono occorrere con altri farmaci, perciò appare prudente evitare l’uso interno di iperico quando si seguono altre terapie. Finalmente l’industria farmaceutica sta scoprendo e studiando un altro dono della natura e si sta preparando a venderci le sue meravigliose virtù a caro prezzo.


Perle
Nel 1500 Paracelso attribuì all’iperico proprietà curative osservando che, secondo la teoria delle segnature, la struttura forata delle foglie e il fatto che la pianta colora in rosso, proprio come il sangue umano, è adatta a guarire le ferite. Nello stesso secolo Durante, oltre che come vulnerario per via esterna, attribuisce molte virtù più che altro ai semi di questa pianta tanto da poter affermare che “il seme, bevuto col vino, caccia fuori le pietre dai reni e vale contro i veleni e i morsi degli animali velenosi…”. Il dott. Leclerc afferma che “si riempirebbe un volume sulle virtù che gli antichi gli attribuivano” ma queste virtù sono dimenticate ai nostri giorni. Attualmente di veramente importante resta solo la prescrizione dell’iperico contro le piaghe, le ferite, le scottature con una ricetta [dell’olio di iperico] dovuta a Leclerc, che è soltanto la brutta copia delle prestigiose ricette del passato. (Giuseppe De Vitofranceschi – Il decalogo della salute: dieci piante da riscoprire – SugarCo Edizioni, Milano, 1985)

Gli emigranti europei raccoglievano queste piante [l’iperico] la vigilia di S.Giovanni, il 24 giugno, e le appendevano alla porta di casa per allontanare gli spiriti maligni e per proteggersi dai fulmini. La rugiada raccolta dalla pianta il giorno di S. Giovanni era creduta un valido collirio. Gerade, un famoso erborista, scrisse “…i fiori e i semi bolliti e bevuti provocano l’urina e sono un buon rimedio per i calcoli alla vescica”. Parecchie specie di iperico crescono nella nostra zona e tutte hanno piccoli punti traslucidi o neri sulle foglie. Contengono olio che era estratto e usato per guarire ferite o irritazioni della pelle. (Traduzione da: John E. Klimas, James A. Cunningham – Wildflowers of Eastern America – Alfred A. Knopf, Inc., New York, 1974)

L’iperico fu circondato da superstizioni e leggende finché le ricerche chimico-farmacologiche non individuarono i suoi principi attivi. I fiori gialli se vengono essiccati al sole diventano rossi e rosse restano anche le dita quando si stropicciano i petali freschi: la colorazione è dovuta all’ipericina, un glucoside che, a differenza delle sostanze vegetali che tingono di giallo, non è trasformato dalla bile e non esercita alcun’azione irritativa sull’intestino crasso. La sua azione è invece calmante, grazie ai tannini e ai terpeni dell’olio essenziale; è antidiarroico, antiflogistico, antinfiammatorio, balsamico, cicatrizzante e vulnerario. L’iperico viene impiegato perciò sia per uso interno, sotto forma di infuso, per decongestionare i bronchi, negli stati infiammatori delle vie urinarie e nelle coliti, sia per uso esterno, facendo macerare le sommità fiorite in olio di oliva o di mandorle. (Enciclopedia della medicina alternativa – Gruppo Futura, 1995)

Principi attivi: olio essenziale (pinene, sesquiterpeni), flavonoidi, tannini, ipericina, acido clorogenico e caffeico. Per citare le più note e valide utilizzazioni dell’iperico si può ricordare che, in giuste dosi,  esso viene impiegato nel settore liquoristico per le sue interessanti proprietà aromatiche e digestive. Per uso interno è stata confermata la sua utilità come antispasmodico e ipotensivo; taluni preparati di iperico hanno dimostrato anche una buona azione antisettica. L’iperico trova valide applicazioni per uso esterno (le sommità fiorite) come cicatrizzante e antinfiammatorio su ferite, piaghe e ustioni: decotto – 5 g. in 100 ml di acqua, fare lavaggi, applicare compresse imbevute; tintura oleosa (olio) – 30 g. in 100 ml di olio di oliva. Aggiungere 10 g di vino bianco e lasciare al sole per 15 giorni, agitando di tanto in tanto, quindi filtrare. Applicare con lievi frizioni sulle parti interessate. (Le Erbe – Gruppo Editoriale Fabbri, Milano, 1977)

 

 

 

 

 

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