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 E’ forse l’essenza mediterranea più comune e più usata. Si coltiva anche in vaso su davanzali o terrazzi. E’ un aroma insostituibile in cucina, ma non solo questo.

 

La voce «rosmarino» deriva, secondo la maggioranza degli autori, dal latino rosmarinus: parola formata da ros-roris (=rugiada) e maris (=del mare). Significherebbe quindi « rugiada del mare » perché secondo il Lemery, questa pianta, che cresce spontanea vicino al mare, ne accoglie i vapori. Tuttavia la parola ros-roris potrebbe anche accogliersi nel generico ed analogico significato di « balsamo »……Chi invece rifiuta questa etimologia è il Fournier…… poiché questo prefisso sembrerebbe derivare da un latino antico che vuole la parola ros apparentata con rhus, che significa arbusto o arboscello.” (Giuseppe DeVitofranceschi – LE VIRTÚ  MEDICINALI DEL ROSMARINO – Sugarco Edizioni 1983)

 

Perle:

 

Rosmarinus Officinalis. Si usano le foglie, raccolte in aprile e in giugno.
Uso interno: affaticabilità, stress e surmenage psicofisico, perdita di memoria, stati depressivi, impotenza, frigidità, ipertensione arteriosa, linfoadeniti, asma, bronchite cronica, pertosse, raffreddore, infezioni intestinali, coliti, diarrea, meteorismo, ittero epatico, cirrosi, litiasi biliare, difficoltà digestive, reumatismi, gotta, mestruazioni dolorose, emicrania, vertigini.
Uso esterno: piaghe, dolori localizzati reumatici e muscolari, dermatosi.
(Marc Mességué – SEGUENDO LA NATURA – Editoriale Giorgio Mondadori 1988) 

 

Tè di rosmarino. Anticamente si prendeva l’infuso di rosmarino soprattutto per rinforzare la memoria, ma da quando la regina Isabella d’Ungheria mise in voga la sua acqua speciale di lunga vita, ricetta di un monaco sapiente, il rosmarino ha acquistato fama di rendere centenari, come l’angelica e la melissa. Consigliamo la seguente miscela: 1 cucchiaio di rosmarino spezzettato, 4 foglie di alloro, 4 scorze d’arancia dolce e qualche frammento di radice di liquerizia in ½ litro d’acqua in ebollizione. Lasciate in infusione per 8 minuti, filtrate e dolcificate con un miele molto profumato. (Orietta Sala – TE’ E TISANE – Garzanti/Vallardi 1982).

 

Gettare nel fuoco foglie e fiori di rosmarino e respirarne profondamente il fumo fa bene al raffreddore o alla gola infiammata. Nell’influenza e nel catarro si mette un pugno di foglie secche sopra una piastra molto calda e se ne aspira il profumo. Con foglie secche polverizzate si confezionano sigarette o si riempie la pipa per fumarla durante un attacco di asma. (Silvio Rozzi Sachetti – LA PLANTAS FUENTE DE SALUD – Pia Societad de San Pablo, Santiago 1984)

 

Diversi prodotti possono accompagnare e integrare altre terapie, allo scopo di migliorare l’efficienza del fegato, ad esempio Rosmarinus officinalis 1D gemmoterapico anche in associazione a Juniperus communis, è utilissimo quando bisogna accentuare la funzione biliare e della colecisti, in particolare quindi per la digestione dei grassi; è inoltre un ottimo prodotto per cure stagionali di disintossicazione. (Attilio Speciani – GUARIRE CON LA NATURA -  Oscar Manuali Mondadori 1987)

 

La ricetta :

 

Difficile scegliere tra le migliaia di ricette di cucina dove compare il rosmarino, piuttosto vi invito a provare una formula personale del Dott. DeVitofranceschi per una lozione antirughe:
Mettere in infusione le erbe che seguono e lavarsi il viso con l’acqua che si ottiene, oppure passare sul viso un batuffolo di cotone imbevuto nell’infusione:
- rosmarino foglie e fiori                         gr. 40
- papavero petali                                    gr. 20
- tiglio fiori                                             gr. 30
- farfaro fiori                                          gr. 20
(infusione: aggiungere a l. 1,5 di acqua bollente e lasciare a riposo per 20 minuti. Filtrare e lasciar raffreddare)

 

Curiosità:

 

Leggiamo in un famoso volume di Jean Valnet “Cura delle malattie con le essenze delle piante” (Giunti-Barbera, Firenze, 1988):
L’alcolato di rosmarino (apprezzato elisir di giovinezza ottenuto dalla distillazione di cedro, rosmarino e trementina) veniva un tempo chiamato “acqua della regina d’Ungheria (1370)”. Si diceva che avesse trasformato una principessa settuagenaria, paralitica e gottosa, in una seducente fanciulla che fu chiesta in sposa da un re di Polonia.

il rosmarino entrava nella composizione dell’aceto dei 4 ladri.

Entra ancora nella composizione del vino aromatico, dei balsami tranquilli, dell’acqua di Dardel (stimolante), dell’alcolato vulnerario del Codice (per le contusioni), del balsamo nervino (stimolante, antireumatico), dell’unguento di rosmarino (pediculosi), di unguento per usi veterinari.

 

 

 

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