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 Semplice, umile, meravigliosa cicoria. Conosciuta come pianta medicinale e alimento da oltre 2000 anni, ma oggi più nota come infuso alternativo al caffè e come cibo per conigli. I nostri vecchi la consumavano in quantità, lessata e condita con un filo d’olio e qualche goccia di limone: sapevano che faceva bene a tutti quei budellini che abbiamo dentro e si accontentavano di goderne gli effetti benefici. Oggi è pubblicizzata come additivo di cibo per cani, per migliorarne la digeribilità. Come alimento umano è un po’ trascurata, ammettiamolo. Per fortuna la consumiamo nella varietà “endivia” belga a foglie larghe e bianche, ma la cicoria, quella dalle lunghe foglie seghettate e dalle coste grosse, dà al palato un piacere particolare. Sarà perché inconsciamente la sappiamo ricca di inulina, un carboidrato particolarmente gradito alla nostra flora batterica intestinale.

Tutti quei batteri buoni che ci portiamo appresso, e che ormai definiamo probiotici, per mantenersi in buona salute devono nutrirsi e il loro alimento principale è lo zucchero. Non quello che mettiamo nel caffè, naturalmente, ma uno zucchero che si chiama frutto-oligosaccaride, o inulina, che il nostro organismo non digerisce e che quindi passa la barriera gastrica e arriva intatto all’intestino dove i batteri amici, e solo loro, se ne cibano. Già, perché i batteri cattivi prosperano sulla fermentazione delle proteine e ignorano gli zuccheri. Però attenzione a una dieta troppo ricca di zuccheri in generale, che potrebbe mandare in tilt i batteri buoni provocando loro una vera e propria indigestione.


In un organismo sano è sufficiente un apporto giornaliero di pochi grammi di inulina, mentre chi sente la necessità di corroborare la propria flora batterica dovrà rivolgersi ad un medico dietologo pregandolo di indicare la quantità sia di probiotici sia di prebiotici da assumere. E’ di fondamentale importanza la scelta di un prodotto, di erboristeria o di farmacia, che garantisca la presenza di batteri vivi, la loro provenienza e la loro resistenza all’ambiente acido. E’ anche importante registrare regolarmente gli effetti e se questi non sono quelli desiderati, cambiare il prodotto finché non si riscontri un effettivo giovamento. E per chi è contrario all’assunzione di medicamenti vorrei ricordare che questi batteri non sono una medicina, ma sono parte fondamentale delle funzionalità del nostro corpo e non possiamo assolutamente farne a meno

.Perle:


La cicoria fu coltivata già dagli Egizi circa 5000 anni fa come pianta medicinale. Probabilmente il suo uso nell’alimentazione umana coincise con il suo uso come foraggio, mentre il caffè di cicoria, estratto dalla radice macinata e tostata, fu usato per la prima volta in Francia all’inizio del 1800 e da allora fu utilizzato come surrogato del caffè in tutti i tempi di crisi e di guerra

.Per depurare l’organismo: decotto di 4 gr di radici di cicoria in 100 ml d’acqua; assumere una tazza prima dei pasti. Tintura vinosa: 2 gr. Di radice in 100 ml di vino bianco (a macero per 10 giorni); un bicchierino prima dei pasti. (Le Erbe – Fabbri Editori – Milano 1993)

Nelle credenze popolari germaniche era considerata una pianta magica attraverso la quale si poteva provare il piacere dell’amore, spezzare incantesimi, diventare invisibili e invulnerabili. Per ottenere questi effetti la radice andava dissotterrata nel giorno di San Pietro e Paolo utilizzando un pezzo d’oro o le corna di un cervo. (Cent’erbe – Nardini Editore – Fiesole 1996)

Pur essendo più conosciuta per il suo uso alimentare che per quello erboristico, la cicoria possiede molte proprietà curative. In infuso stimola le funzioni dell’intestino, del fegato e dei reni, essendo fortemente depurativa e disintossicante. E’ inoltre leggermente lassativa e, grazie all’inulina, abbassa la percentuale di glucosio nel sangue dei diabetici. Usata esternamente in impacchi e cataplasmi, agisce come rinfrescante, emolliente, antiulcerativo della pelle. (Le Erbe Medicinali – Edizioni Piemme – 1990)

La ricetta:
Insalata di endivia: Tagliate due endivie in pezzetti di 2 o 3 cm. e mischiatele con una dozzina di olive. Fate una salsa di sugo di umeboshi (prugne salate bollite e passate), olio d’oliva e salsa di soya e versatela sull’insalata. Potete aggiungere due o tre fettine d’arancia. (La Cucina Macrobiotica Zen – Sugarco Edizioni, 1980).

 

 

 

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