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Il territorio dell'osso

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Moratoria sull'eolico*

 

editoriale
di Tersite                          
 SALVIAMO LA TERRA…MA PURELI RUQQUATA’N”…
E LA POPOLAZIONE DEI MONTI DAUNI

 

Cari compagni, cari amici, cari sindaci dei Monti Dauni…
Caro compagno, egregio sindaco Castelli,
mi rivolgo, per comodità, direttamente e pubblicamente a Lei per chiedere se non sia questo il tempo per:
- il risarcimento dei diritti negati
- arrestare la lenta desertificazione demografica
- cancellare le disuguaglianze
- fare giustizia sociale
- liberare i cittadini dal bisogno

 A 30 anni dai fatti dell’”affare” metano e di tutteFoggia, la marcia del metano, dei 30mila, del 23 maggio 1969 le ingiustizie che ne sono derivate, a Lei oggi viene offerta la storica opportunità di dare un senso al cammino della sua comunità guidandola verso un orizzonte di uguaglianza e di giustizia sociale.

 Le chiedo: può una cosa, nello stesso tempo, essere Positiva e Negativa, può il senso comune rendere questo assunto plausibile? Le scienze sociali ci dicono che una cosa può essere se stessa e un’altra nello stesso tempo solo se interviene la classe dominante a spalmare questa affermazione rendendola funzionale al proprio dominio, in modo da indurre la gente all’accettazione della realtà.

 Quindi se guardiamo più a fondo, questa asserzione urta contro un limite. Il limite della sua intrinseca contraddizione. La contraddizione, nel nostro caso, si chiama eolico. Può l’eolico, nello stesso tempo, essere positivo e negativo? Se è positivo, la logica direbbe che debba essere positivo per tutti. Non può risultare vantaggioso per pochi e dannoso per tanti.

 E’ per questa manifesta e scientifica contraddizione che penso occorra, oggi, ristabilire sia la logica sia il diritto. Lei, caro compagno, se solo volesse ascoltare i lamenti dei nostri padri tormentati dalla sopraffazione degli oppressori detentori dei mezzi di produzione, potrebbe contrapporsi a questa dissennata razionalità e riabbracciare e riconciliare i sentimenti comunitari.

 Per dare un futuro alla sua comunità c’è bisogno di dare voce alla dimensione qualitativa della vita; Lei è nella condizione storica di sfidare il senso comune, di eliminare la contraddizione, di ribellarsi all’infausto destino a cui il suo paese sembra predestinato.

 Lei può esprimere compiutamente questa “rivoluzione copernicana” di risarcimento della libertà negata e di bisogni non soddisfatti attraverso atti amministrativi di sostanza.  Atti intesi a risarcire il paese per l’ennesimo inganno che si sta prefigurando.

 Sfatiamo il detto gramsciano che diceva: “La storia insegna, ma purtroppo non ha allievi”.  

 La triste storia del metano ci obbliga, caro compagno, a guardare agli interessi generali, collettivi, e non agli interessi del “particulare”. Rocchetta Sant’Antonio può avere un futuro solo se i vantaggi ricadono su tutti e non su pochi o i soliti noti, come le multinazionali o il fantomatico mercato che non ha un volto ma che insaziabilmente pretende sempre di poter sfruttare lo sfruttabile.

 Lei, caro compagno, dovrebbe esprimere il rifiuto dell’egemonia del denaro e dello sfruttamento; sia esso umano: dove il corpo è stato ridotto a strumento di produzione; sia esso ambientale e culturale: dove il territorio è stato ridotto a campo di battaglia e di conquista, alla mercé delle fameliche lobby del profitto.

 Per arrestare il disastro demografico e per rimediare alle subentranti nuove disuguaglianze bisogna fare i conti con uno spirito che rifugga dalla sciagurata logica del profitto o dell’asservimento e che viceversa si acconci con un più cristiano sentimento universalistico.

Questo deve essere il tempo dove mostrare la parte più dionisiaca e sentimentale: occorre avvertire il dovere di ergersi a nuovo Davide come espressione della forza debole che combatte contro i potenti Golia dello sfruttamento della Terra, in tutte le sue forme.

 Questo è il tempo di far scorgere alla sua popolazione l’orizzonte di una PRIMAVERA.

 Oggi serve una gratuita generosità delle classi dirigenti che con spirito di solidarietà si sappiano  contrapporre ai falsi valori egoistici del mercato (?) dove il più grande mangia il più piccolo; altrimenti sui Monti Dauni calerà il buio della notte e i suoi dolci declivi si vestiranno a bruno.

 La nostra martoriata terra dauna non può più sopportare una nuova devastazione, una nuova barbarie che ipoteca definitivamente il suo futuro all’asservimento dei potenti che con cinismo si rifiutano di dare dignità alle popolazioni a loro assoggettate.

 Rizziamo la schiena. Prendiamo atto che tutto il nostro crinale appenninico dauno meridionale è stato crocifisso e sacrificato per l’ignavia di una classe dirigente incapace di pianificare forme alternative di sviluppo e che in tutti questi anni si è preoccupata solo di mirarsi il diametro del proprio ombelico. pale eoliche, 107 metri

 Cari compagni, se la gente appenninica è triste e vuole andare via dalla propria terra, è perché l’ambiente riverbera sensazioni di abbrutimento, e siccome il paesaggio è per definizione uno stato d’animo: vuol dire che lo stato d’animo della popolazione dauna è alquanto saggiato.  Infilzato, da vecchie pertiche di 0,6 MW di 75 metri di altezza e da nuovi  pali metallici di 2 MW di 107 metri, paragonabili a un palazzo di 25 metri. Ecco perché i dolci clivi montani sgocciolano di sangue. E il cuore si è rattrappito ed è incapace di fornire il nutrimento alla speranza.  

 Caro compagno Castelli, poiché siamo convinti che l’eolico è diventato un business ed ad esso si è inteso sacrificare il patrimonio paesaggistico paesistico panoramico e naturale, in quanto questi valori non sembrano avere interesse ad essere inseriti nel calcolo costi-benefici, e poiché la compensazione che il comune di Rocchetta Sant’Antonio ha ricevuto in questi 10 anni è davvero una presa in giro e poiché quella che riceverà non ricompensa dovutamente del sacrificio a cui immoliamo il nostro paese, ecco che vengo alla proposta.

Una proposta secca. Seria. Fuori da qualsiasi volontà provocatoria: il caso è grave e al capezzale dell’agonizzato non possiamo permetterci di abbandonarsi all'inerzia di futili polemiche.

 Perciò. Considerando che la massima corrente erogata alle utenze domestiche è di 3 chilowatt (Kw) e che una pala che produce 3MW (cioè 3.000 Kw) è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 1000 utenze domestiche, corrispondenti a circa 4000 persone (considerando 4 abitanti medi per nucleo famigliare) allora si potrebbe pensare ad un “decentramento energetico”, per il quale ogni Comune si dota di impianti di piccola taglia, composti da un numero esiguo di pale (1-3 pale da 3-4 megawatt) con le quali genera in loco l'energia consumata dai suoi abitanti, distribuendola, quindi, gratuitamente. Come ha detto, tempo fa, giustamente, una rappresentante di Italia Nostra durante un'intervista al TG2 – crediamo che i paesi che ospitano impianti eolici non debbano pagare l'energia elettrica, poiché il loro contributo già lo versano in termini di penalizzazione del paesaggio".

  Considerando, inoltre, che il costo di istallazione di una pala eolica da 3 megawatt (MW) costa in generale circa 1 euro/watt e che il costo di esercizio (o costo di produzione) è di 3-4 centesimi di euro al Kw contro i 4 € del carbone, e i 6 € o più del petrolio, quindi costi molti bassi e profitti molti alti, e siccome il costo d'acquisto dell'energia in rete è di 1000 euro/kw a fronte di un costo di esercizio di 3-4 centesimi/kw (cioè 30.000 volte inferiore al costo d'acquisto poiché la fonte energetica-vento è gratuita) allora non si capisce il perché le comunità locali debbano accontentarsi, tra indennizzi e royalties, di un misero 1-2% di tutta la montagna di ricchezza che viene prodotta sul suolo del nostro territorio! Non viene da pensare che così deliberando si declassa selvaggiamente sia il patrimonio ambientale sia le proprie ricchezze (la fonte energetica vento) dei MONTI DAUNI a mera servitù?

  "Povertà e degrado sono il ricatto che ci minaccia - dissero i 21 sindaci del sub-Appennino Dauno il 15 06 2005 in una sollevazione contro la moratoria eolica annunciata dal presidente della Regione Puglia Nicola Vendola -, non le royalties dell'energia eolica che sono un'importante fonte economica per risanare i bilanci comunali. Questa invece è per noi, 'paesi del vento', l'unica leva efficace contro un ritorno al passato che non vogliamo".

 Se consideriamo, quindi, poi, che parte di queste entrate serviranno a risanare i bilanci comunali. I cittadini, forse, non si accorgeranno nemmeno del beneficio eolico! Allora occorre mettere tutti sullo stesso piano. Non possiamo permetterci di rendere la contraddizione plausibile: non si può accettare che ci sia chi ci guadagna molto chi poco e chi niente. Se la classe politica vuol lasciare ai proprietari dei mezzi di produzione di energia eolica il 98% della ricchezza prodotta è responsabilità loro e della loro coscienza, ma il 2% di ricompensa è dovere loro ridistribuirlo in modo eguale per tutti i residenti. Monti Dauni, 1969 volantino per la lotta del metano

 Dopo aver sperimentato il metano del 1969 e l’eolico del 1996 da 0,6 MW dove le popolazioni daune-irpine sono state letteralmente rapinate del loro patrimonio energetico senza aver avuto adeguato compenso, noi cittadini dovremmo contrastare questo modello di sviluppo e opporci vigorosamente alla cristallizzazione degli attuali rapporti di forza. L’unica certezza che abbiamo e che ci rimane è la lotta popolare contro le disuguaglianze.  

  Caro compagno Castelli, Rocchetta Sant’Antonio ha circa 500 nuclei familiari: e queste persone si aspettano l’equa ripartizione delle risorse.

 Non è compito nostro sapere come ottenere o trovare queste cifre. Ma se davvero Lei vuole salvare la TERRA dall’inquinamento atmosferico prodotto dai combustibili fossili, deve anche compensare chi si sacrifica per questo nobile fine.

 Altrimenti ne consegue che l’”affare” eolico diventa buono per crocifiggere l’Appennino e buono per i nuovi capitani del mercato energetico che hanno partita facile ad esercitare ogni possibile pressione nei confronti dei comuni (cui compete il rilascio delle concessioni edilizie e paesaggistiche) che essendo montani sono i più deboli economicamente e più propensi a fare cassa dettata da motivi di risanamento di bilancio; poiché i comuni messi davanti alla facile scelta tra un afflusso immediato di denaro fresco, derivante dalle pale, e un eventuale profitto futuro legato alla trasformazione dei prodotti tipici locali o da un possibile turismo storico-culturale-ecologico, optano facilmente per la prima.

 Non si può continuare a dilapidare le nostre ricchezze energetiche (Eolico, Metano) e a svendere il nostro territorio.

 L’Appennino dauno meridionale meritava e merita di più. Gli enti locali dovevano gestire in senso unitario tutta la partita eolica. Purtroppo così non è stato, forse per colpa del solito campanilismo di maniera…

 Difatti il comune di Faeto riceverà per 42 nuove pale 150.000€ l’anno, questo vuol dire che il Monti Dauni, 1969 protesta per il metano, denunziaticomune incassa mediamente l’irrisoria cifra di 3.500€ a pala, mentre, forse, il comune di Rocchetta incasserà 13.000€ a pala all’anno che per 30 pale fanno circa 400.000 €. Questo dimostra che la partita eolica è figlia di una logica reazionaria dove ognuno ha giocato in proprio senza pensare all’unicità del territorio. Lasciando molto margine di profitto alle famigerate multinazionali. Così c’è stato chi ha avuto un’oncia e chi un’oncia in più. Tra salassati una goccia in più è pur sempre una goccia in più.  

 Ma. E’ vero, c’è sempre un ma… Considerando che il “salasso” l’ha pagato sempre il popolo, giustizia vuole allora che questa goccia (di sangue?) bisogna “donarla” a chi da sempre è stato salassato. Ad esempio a Rocchetta Sant’Antonio ci si appresti a costituire nel bilancio comunale un fondo speciale eolico ad hoc, non “distraibile” verso altre utilizzazioni, dove si registreranno tutte le entrate derivanti dall’eolico. Si lavori con l’apporto di una commissione temporanea analoga alla consulta cittadina e si individuino le priorità di investimento.

Nel mentre però occorre che questi danari siamo subito esigibili, pertanto o si ripartiscono equamente per ogni nucleo familiare (500 nuclei) o si abolisca l’ICI, la TARSU, le bollette dell’ACQUA del GAS della LUCE e l’addizionale Irpef. Altrimenti le ingiustizie non si potranno dire di essere state sanate. Perché è evidente che chi non ha pale continuerà a non avere niente. Ma in cambio gli sarà chiesto, in nome della “plausibile” contraddizione, di accettare la triste realtà della sua precaria condizione sia sociale, sia economica che ambientale. E le ferite continueranno a gocciolare, sangue. Questo è il momento di dimostrare che tutto è possibile.

Che la storia non è predetta, ma che si può contribuire a scriverla, un giorno dopo l’altro.

 Io con questo manifesto-proposta (firmato) ho dimostrato, a modo mio, di voler bene, al mio “piccolo comune”; sono certo che anche Lei, a modo suo, vuole bene al suo paese; ma la “primavera” non sboccerà a Rocchetta se Lei non si arrischia a sconfiggere o a liberarci dal velenoso “senso comune”.

 Se vince l’utopia della realtà il risultato è la conferma della speculazione dei forti e la spigolatura dei deboli.

A LEI LA SCELTA!

 P.S. Non è vero che non possiamo farci nulla e che è inevitabile che la storia venga scritta sotto dettatura. Se così è, allora vuol dire che le decisioni vengono prese altrove. E che la politica è debole. E continua a giocare un ruolo difensivo se non addirittura passivo.

Se è così. E se così sempre sarà. Allora non resta che dar ragione alle affermazioni di Immanuel Kant: “Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così, come è andato finora…contribuiscono a farsi che l’oggetto della loro predizione si avveri”.

 Se questo è il paese che patiamo e che non vogliamo. E se questa non è la vigilia di una nuova epifania. Allora la invito a rispondere all’esortazione di Primo Levi:

SE NON ORA, QUANDO? SE NON COSI’, COME?

 Ricordando, caro compagno Castelli, che Gramsci e i Ricucci non possono stare insieme, e che la politica davanti agli affari si deve fermare o denunciarne l’immoralità, con piena fiducia, augurandoLe buon lavoro, La invito a rispondere pubblicamente, a mezzo stampa. Meglio un manifesto.

 Con rispetto di me e di tutti,

     Il cittadino
    VITO FENINNO                        Rocchetta Sant’Antonio 20 giugno 2007

[La convenzione ventennale che la Fortore ha sottoscritto con il comune di Rocchetta Sant’Antonio prevede un accordo per l’implementazione di un parco eolico per 20-40 pale, che prevede 12.800 € annui per ogni pala, più un indennizzo del 0,9% sul certificato verde al netto di Iva, più lo 0,73% sull’intero fatturato comprensivo dei certificati verdi per i primi 8 anni, più un altro 6,36% per i restanti 12 anni, ed infine una fideiussione bancaria di 400.000€ a titolo di garanzia per la produzione di un anno. Inoltre il comune riceverà la somma di 10.000€ per ogni MW istallato (cioè circa 20.000€ a pale) a titolo una tantum entro 30 giorni dopo la concessione edilizia]

*manifesto pubblicato a Rocchetta Sant'Antonio

 (La repubblica di tersite, 20 giugno 2007)
monti dauni meridionali, territorio dell'osso

 

 
 

- la repubblica di tersite -