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CARNEVALE A ROCCHETTA | ||
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Forse questo intervento non dovrei scriverlo. Me lo dico io stesso. Ma lo scrivo lo stesso. Potevo starmene tranquillo e lasciare tutti sereni per il "memorabile" primo carnevale con carri allegorici. Ma starmene tranquillo e silenzioso non c'entra niente con mio mestiere, che è lo scrivere. Dunque. Ho preso tre giorni di ferie per venire a Rocchetta a godermi il "successone" del carnevale. Ma di "memorabile" ho visto poco, quantunque la quasi totalità del paese non vi ha partecipato, ma è rimasta spettatrice indolente o addirittura indifferente. Questo carnevale è stato organizzato male: ancora una volta gli attori erano il solito aggregato di comparaggio. Mentre sarebbe stato meglio riguadagnare lo spirito comunitario, perchè io penso che le manifestazioni socio-culturali debbano trovare la partecipazione fattiva di tutti e di tutte le parti politiche, se in campo scende una squadra politica, qual'è la maggioranza. Indi occorreva cogliere l'occasione per coinvolgere anche l'opposizione o il "circolo" che si richiama all'opposizione: sarebbe stato un segno di ritrovata pacificazione sociale. Mentre questo è stato incomprensibilmente dimenticato, così ancora una volta ha vinto la mediocrità e l'"imbecillità sociale" da cui il filosofo Savater ci invita a rifuggire. lo so, la critica a "Voi" non piace, non la trovate salutare, vi è indifferente. Ma per me la critica è un mestiere difficile, perché chiama al confronto per sconfiggere il pressappochismo. Ed è per questo che mi ostino a scrivere, non certo per raccogliere applausi: gli applausi li lascio agli innocenti che non hanno colpa alcuna, beati loro. Purtroppo, e non dovrei essere il solo a dirlo, questo carnevale è stato poco più poco meno che una festa di compleanno, penosamente rallegrato dalla maschera di SIMBA, IL RE LEONE. Francamente, per niente deliziato dai tre tristi carri per nulla allegorici, per sfuggire all'uggia mi sono rifugiato fantasticamente sull'ISOLA CHE NON C'E'; mi sono così vestito da PETER PAN e ho lottato contro i masnadieri di Capitan Uncino e il suo sodale coccodrillo. Il Carnevale oltre che ad essere una esplosione di gioia di tutti, è anche un momento dedicato alla penitenza per prepararsi alla Pasqua che celebra i valori universali di solidarietà e di pace. Valori che in questo Carnevale ruqquatan' purtroppo - e non è azzardato dirlo - non sono stati celebrati; perché mi è sembrato che solo una parte di paese si è "divertita", mentre l'altra non è stata chiamata a parteciparvi, ma solo ad assistervi. Perdendo così una facile e giocosa occasione per accompagnare il paese ad incamminarsi verso l'unificante sentimento comunitario. Ma così va il mondo da queste parti. Avrei dovuto non scrivere. Secondo gli organizzatori, certamente. Ma non si può pretendere che la critica osservi il silenzio e si distrae tra i coriandoli e non segnali che ..."allizza, allizza, allizza...damm nu ca'p r salzizza....lu prusutt' staj a pi's, e s' lu porta su'l la consorteria del salame,... carn'val' eja s'curament' muort'accis. (01 marzo 2006) Tersite |
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