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il dibattito

Candela: convegno sull'eolico

 

 

LO SCANDALO EOLICO:

i costi alla collettività, le parcelle ai “tecnici”, gli utili alle lobby private, un affare che fa girare non solo le pale.

di G. Castelli

Domenica scorsa nel Comune di Candela ho partecipato ad un incontro, serio, sui problemi dell’eolico e del P.R.I.E della Regione Puglia. Unico Comune che parla con i propri cittadini di questi problemi.

Le uniche note stonate erano vibrate da personaggi legati all’universo dell’ambientalismo, dove risiede tutto e di più. Inoltre, era evidente solo che alcuni/e, interessati ad  altro, avessero provocato la loro presenza.

Personalmente mi sono occupato e mi occupo di problemi ambientali, senza mai interferire con le legittime scelte politiche. centrale eolica, rocchetta s.antonio (FG)

 Mentre le vituperie ascoltate a Candela non hanno precedenti. L’incompetenza e la presunzione di questi  ultimi “ambientalisti” è stata solo una  farsa, soprattutto perchè la Giunta della Regione Puglia all’unanimità ha deliberato il P.R.I.E. e non altro.  È evidente  che le rimostranze andavano, sì fatte, ma in altre sedi.  Convinto più che mai che la priorità dei problemi che dobbiamo affrontare, sono: quelli del  mercato dell’energia da fonte rinnovabile incentivato non solo dalle convenzioni Cipe, ma anche dall’introduzione dei cosiddetti Certificati Verdi.  La legge impone ai produttori o importatori di energia di garantire una produzione di  almeno il 2,35% da fonti rinnovabili: chi  non può o non vuole produrla può acquistarla  al mercato dei certificati verdi.

 L’AFFARE eolico è il sistema più economico  tra le fonti rinnovabili e nei fatti c’è stata la diffusione bizzarra di questi impianti, a danno di altre fonti alternative.  Negli  studi di fattibilità economica, per chi vuole leggerli, si analizzano i costi di acquisto, trasporto,  montaggio, allaccio alla rete e  gestione annua dei vari modelli di pale in  commercio e spesso si opta per tre pale dal diametro  di 52 metri per una potenza complessiva di 2,55 MW. 

Mentre per  realizzare l’impianto completo si stimano 2.618.850 euro per tre pale installate,  700mila euro per le opere accessorie e l’allaccio  alla rete ENEL, 60mila euro per lo sviluppo dell’iniziativa. Costo totale complessivo Euro 3.378.850. Il ricavo annuo delle tre pale è calcolato  in Euro 395mila  dalla vendita di energia  e Euro 476mila  dalla vendita dei certificati verdi. Totale annuo: Euro 871mila.  Da questi dati si evince che per pareggiare il costo dell’investimento di un impianto  di tre pale di una potenza complessiva  di 2,5 MW bastano solo 4 anni. La vita prevista per l’impianto è di 20 anni e i costi di gestione annuale vengono indicati  pari al 2% del costo d’impianto per i primi dieci anni e al 4% per gli ultimi dieci. Gli utili netti dal 5° al 10° anno ammontano quindi a 800mila euro l’anno e quelli dal decimo al 20°ventesimo anno a 735mila euro l’anno.  Di questa enorme quantità di denaro solo  una minima parte viene riconosciuta dai  gestori degli impianti all’ente locale come canone di concessione: infatti, secondo stime  dell’Enea la percentuale varia dall’1,5% al 3,5% dei ricavi, una cifra ridicola, che è compresa tra i 13mila e i 30mila euro l’anno ogni tre pale. Gli studi di fattibilità  economica parlano da soli ed il risultato è sconcertante.

 Molti dei Comuni che accettano di ospitare sul proprio territorio questi impianti di società private lo fanno invocando la necessità di reperire fondi per il funzionamento della macchina amministrativa, soprattutto dopo gli ultimi tagli - continui – della finanziaria.

Nessuno pensa al territorio tanto meno propone di utilizzare la nuova energia per alimentare la rete locale per l’abbattimento dei costi delle esose bollette ENEL, per il risparmio dell’energia occorrente per gli impianti pubblici, per le scuole, per le case degli anziani ecc.ecc.

Se i margini di profitto di un impianto eolico, sopra dimostrati, sono reali, perché i Comuni  non se lo costruiscono da soli, magari riunendosi in consorzio? Magari utilizzando le ultime tecnologie riferite alle super pale? Cosa ne pensa la Regione Puglia che ha partorito il  PRIE? Se avesse anche ipotizzato la gestione diretta da parte dei Comuni? In fondo il vento è di tutti, ed è paragonabile ad un uso civico a beneficio della collettività che subisce l’impatto visivo e i danni.

Per questo ritengo che è altrettanto giusto che  anche gli utili, in percentuali accettabili, restino alla collettività. O no?

Foggia 30 01 07                                                Gaetano Castelli

monti dauni meridionali, territorio dell'osso

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