Domenica scorsa nel
Comune di Candela ho partecipato ad un incontro, serio, sui
problemi dell’eolico e del P.R.I.E della Regione Puglia. Unico
Comune che parla con i propri cittadini di questi problemi.
Le uniche note stonate
erano vibrate da personaggi legati all’universo
dell’ambientalismo, dove risiede tutto e di più. Inoltre, era
evidente solo che alcuni/e, interessati ad altro, avessero
provocato la loro presenza.
Personalmente mi sono
occupato e mi occupo di problemi ambientali, senza mai
interferire con le legittime scelte politiche.
Mentre le
vituperie ascoltate a Candela non hanno precedenti.
L’incompetenza e la presunzione di questi ultimi
“ambientalisti” è stata solo una farsa, soprattutto perchè
la
Giunta della Regione Puglia all’unanimità ha deliberato il
P.R.I.E. e non altro. È
evidente che le rimostranze andavano, sì fatte, ma in altre
sedi. Convinto più che mai che la priorità dei problemi che
dobbiamo affrontare, sono: quelli del mercato
dell’energia da fonte rinnovabile incentivato non solo dalle
convenzioni Cipe, ma anche dall’introduzione dei cosiddetti
Certificati Verdi. La legge impone ai produttori o importatori
di energia di garantire una produzione di almeno il 2,35% da
fonti rinnovabili: chi non può o non vuole produrla può
acquistarla al mercato dei certificati verdi.
L’AFFARE
eolico è il sistema più economico tra le fonti rinnovabili e
nei fatti c’è stata la diffusione bizzarra di questi impianti, a
danno di altre fonti alternative. Negli studi di fattibilità
economica, per chi vuole leggerli, si analizzano i costi di
acquisto, trasporto, montaggio, allaccio alla rete e gestione
annua dei vari modelli di pale in commercio e spesso si opta
per tre pale dal diametro di 52 metri per una potenza
complessiva di 2,55 MW.
Mentre per realizzare
l’impianto completo si stimano 2.618.850 euro per tre pale
installate, 700mila euro per le opere accessorie e l’allaccio
alla rete ENEL, 60mila euro per lo sviluppo dell’iniziativa.
Costo totale complessivo Euro 3.378.850. Il ricavo annuo delle
tre pale è calcolato in Euro 395mila dalla vendita di energia
e Euro 476mila dalla vendita dei certificati verdi. Totale
annuo: Euro 871mila. Da questi dati si evince che per
pareggiare il costo dell’investimento di un impianto di tre
pale di una potenza complessiva di 2,5 MW bastano solo 4 anni.
La vita prevista per l’impianto è di 20 anni e i costi di
gestione annuale vengono indicati pari al 2% del costo
d’impianto per i primi dieci anni e al 4% per gli ultimi dieci.
Gli utili netti dal 5° al 10° anno ammontano quindi a 800mila
euro l’anno e quelli dal decimo al 20°ventesimo anno a 735mila
euro l’anno. Di questa enorme quantità di denaro solo una
minima parte viene riconosciuta dai gestori degli impianti
all’ente locale come canone di concessione: infatti, secondo
stime dell’Enea la percentuale varia dall’1,5% al 3,5% dei
ricavi, una cifra ridicola, che è compresa tra i 13mila e i
30mila euro l’anno ogni tre pale. Gli studi di fattibilità
economica parlano da soli ed il risultato è sconcertante.
Molti dei Comuni
che accettano di ospitare sul proprio territorio questi
impianti di società private lo fanno invocando la necessità di
reperire fondi per il funzionamento della macchina
amministrativa, soprattutto dopo gli ultimi tagli - continui –
della finanziaria.
Nessuno pensa al
territorio tanto meno propone di utilizzare la nuova energia per
alimentare la rete locale per l’abbattimento dei costi delle
esose bollette ENEL, per il risparmio dell’energia occorrente
per gli impianti pubblici, per le scuole, per le case degli
anziani ecc.ecc.
Se i margini di
profitto di un impianto eolico, sopra dimostrati, sono reali,
perché i Comuni non se lo costruiscono da soli, magari
riunendosi in consorzio? Magari utilizzando le ultime tecnologie
riferite alle super pale? Cosa ne pensa la Regione Puglia che ha
partorito il PRIE? Se avesse anche ipotizzato la gestione
diretta da parte dei Comuni? In fondo il vento è di
tutti, ed è paragonabile ad un uso civico a beneficio della
collettività che subisce l’impatto visivo e i danni.
Per questo ritengo che
è altrettanto giusto che anche gli utili, in percentuali
accettabili, restino alla collettività. O no?
Foggia 30 01 07
Gaetano Castelli