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INCHIESTA/2

 

 

Sul tetto della Daunia

Nell'estate 2003 Antonio Massari, oggi giornalista de "Il manifesto", ha lanciato a se stesso una sfida: riuscire a percorrere in bici Basilicata e Puglia, toccando i luoghi meno conosciuti, le strade poco battute, una parte d'Italia che si suole definire "minore". Il diario di quel (faticoso) itinerario è stato pubblicato giornalmente nelle pagine di "Repubblica Bari". La repubblica di tersite ve lo ripropone, all'evidenza del periglioso e fatalista cammino che alcuni intervistati hanno, nel corso degli anni successivi, intrapreso.

"Piccolo è bello, non fateci sparire"

Qui non c' è nemmeno un'ambulanza, figuriamoci il pronto soccorso.

di Antonio Massari

Una solitudine lunga quindici chilometri: le gomme che sfregano sullo sterrato, l'affanno della salita, la strada che si contorce. Il resto è silenzio e vento che stuzzica le foglie. La luna è alta, il sole brucia sulle cosce e il Vulture ormai è un gigante che s'accorcia. Come un' ombra. Arretra a ogni pedalata e lascia il passo al grano: le spighe si piegano, a ondate, aprono varchi sull' orizzonte, spianano la vista. La Lucania è alle spalle e non sono i segnali a dirtelo. I caratteri bianchi, il fondo blu, il numero della rotabile sulla lamiera accartocciata e sforacchiata dai pallettoni dei cacciatori: le indicazioni in questo crocevia dicono poco.

E' rosso il segnale che conta. La terra a tratti appena vangata. Qui sei con le ruote in Puglia e lo sguardo in Irpinia: tutt'intorno si snodano i piccoli monti della Daunia. Trafitti. Infilzati come il dorso di un toro da una processione di banderillas eoliche. Bianche. Estranee. Energeticamente pulite. Dopo un tratto nel bosco ecco il castello in lontananza: pochi tornanti e sei a Rocchetta Sant' Antonio. Arrivi in cima al borgo e t'imbatti in una sorta di prua in muratura: vista dai piedi del torrione la fortezza sembra una nave incagliata sul colle. Più che incagliata, è incatenata: C' è il catenaccio, il cancello è chiuso, non si può entrare. "Proprietà privata: il castello è della famiglia Piccoli". Per ora. Pare che il Comune stia trattando per l'acquisto: se fosse a disposizione dei turisti questa vecchia fortezza del Cinquecento farebbe la sua fortuna. E non solo la sua.

A poche decine di metri trovi i ruderi di un'altra fortificazione, datata intorno al Mille. Volti l'angolo e t'imbatti in un pugno di case diroccate: sino all'Ottocento i contadini le impegnavano per poter mangiare. Il Comune ne ha restaurate quattro: la graduatoria è aperta, chi vuole potrà tornare ad abitare il centro storico. Insomma, il posto è ricco di storia. Ed è povero di futuro.

"Eh già, ma abbiamo deciso di non morire", racconta Virgilio Caivano. Borghi come Rocchetta sant'Antonio, che a stento raggiunge i duemila abitanti, di qui a venti anni rischiano lo spopolamento. In altre parole, siamo in un paese in via d'estinzione. "Abbiamo presentato una proposta di legge che ha già superato l'esame della Camera". E’ il tentativo disperato di poter restare in vita: "Abbiamo previsto incentivi per chi vorrà vivere nei nostri paesi e insediare attività produttive, possibilità di acquistare case a condizioni vantaggiose e detrazioni fiscali per le imprese".

In attesa che il Senato lanci la scialuppa di salvataggio, il paese si muove come può. L'amministrazione è giovanissima: l'età media di sindaco assessori e consiglieri non supera i 35 anni. Per i ragazzi c'è una sala cinema che poi è anche teatro, pub e discoteca: il Manhattan.

E poi la parrocchia: oggi c'è la processione del Corpus domini. Alle 19 escono in fila dalla chiesa madre: il sindaco regge l'ombrello e il parroco ci s'infila sotto. Petali di fiori disseminati per le strade, sosta nelle stazioni di ogni rione, il rito si protrae per più di un'ora. E il parroco sembra avere le idee chiare: "Paesi piccoli come il nostro sono l'antidoto alla globalizzazione selvaggia del mercato. Qui esistono ancora valori e rapporti che altrove rischiano di essere distrutti". E se il mercato selvaggio deve ingaggiare una dura battaglia per globalizzare il piccolo paese, il sistema sanitario sembra aver abbandonato la partita.

"Qui a Rocchetta non c'è neanche un' autoambulanza, figuriamoci il pronto soccorso – spiega Andrea Gisoldi, 23 anni – Se ti fai male il distretto sanitario più vicino è a trenta chilometri di curve. E qui le strade sono pure franate. Un'autoambulanza, sino all'anno scorso, ce l' avevamo: Fiat 850 modello ‘Fantozzi va in vacanza. L'abbiamo dovuta rottamare dopo che s'è quasi fuso il motore. Viviamo con l'incubo di farci male. Tempo fa una signora ha avuto una crisi respiratoria e noi della Croce rossa non abbiamo avuto alternative: bombole d'ossigeno non ce n'erano e ci siamo rivolti a un artigiano. Per farla breve, l'abbiamo soccorsa con la bombola che il fabbro usava per lavorare".

di Antonio Massari

 - Pubblicato su: REPUBBLICA in data: 2/7/2003 a pagina: 15 nella sezione: diario in bici -

 (La repubblica di tersite, 24 febbraio 2007) 

 

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