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Il diavolo ci mette sempre la coda, direbbe qualcuno di manzoniana memoria.

Accadde un giorno che due delle sorelle, e precisamente Anna e Rosa, bellissime giovinette di sedici e diciassette anni, in una fresca giornata di primavera, piena di sole e fatta allegra da una natura che stava risvegliandosi feconda e spumeggiante di vita, furono molestate da un cavaliere di nobilissime origini, il contino Andrea Casati, ricco e potente, che si trovava a passare a cavallo lungo quei sentieri, accompagnato dai suoi amici, una decina, tutti nobili al par suo e tutti arroganti alla maniera di tutti i nobili di quel tempo, ché si sentivano al di là di ogni possibile punizione.

La Rosa riuscì a salvarsi, scappando e urlando, ma Anna rimase impigliata nelle mani dei cattivi balordi e subì la loro violenza.

Fu lasciata morente sul ciglio di una roggia molitoria che si innestava nell’Olona poco più a monte del mulino de’ Nebuloni.

Tutto il paese pianse l’enormità dell’accaduto, ma niente poteva essere fatto se non piangere: non c’era giustizia che un poveretto potesse allora ottenere in quei posti, contro il Conte Casati, padre di Andrea, che tutto dominava.

Le povere sorelle Musazzi, ormai in sei, non dimenticarono mai la loro sorellina Anna, morta innocente e amata da tutti: tranne da chi è troppo brutto dentro per sopportare che il bello sopravviva a sua vergogna.

Tutte si sposarono, una ad una, misero insieme i loro risparmi, quelli dei loro mariti e quelli degli altri parenti per impegnarli tutti nella costruzione di una cappella votiva, a ricordo perpetuo della loro sorellina così vilmente assassinata, da costruire sul luogo di quello che loro e tutto il paese chiamava:


Un esempio di pomposi nobili vestiti alla maniera seicentesca


Un altro esempio

"un martirio"; luogo dove ogni settimana si poteva recitare una messa di suffragio alla presenza di tutti quelli che volessero partecipare al ricordo di Anna.

Ma erano tempi duri: le soldataglie di lanzichenecchi attraversavano il paese ed uno dei loro capi era il Conte Casati.

Costui non poteva assolutamente tollerare che una semplice famiglia di contadini potesse erigere un monumento a perpetuo ricordo della vergogna della propria famiglia e, per di più, come luogo santificato da Santa Madre Chiesa.

Tanto fece e tanto operò che riuscì a distruggere la cappella così faticosamente costruita dalla solidarietà di tutto il paese: bruciò tutto e terrorizzò tanto il prevosto che, da allora in poi, si oppose a celebrare qualsiasi ufficio religioso pubblico in memoria della povera Anna.

 

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