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 Sette fratelli ed una sorella
Passarono gli anni, molti, forse più di duecento, e tutti si erano dimenticati, come abbiamo visto, di questa cappella sotterranea, costruita con tanta fatica e con tanta passione: misteriosamente era scomparsa così come in silenzio era stata concepita e costruita … così vanno le cose del mondo !

Intanto il fiume Olona divenne sempre più importante, cominciarono a sorgere le fabbrichette e le fabbricone tutt’intorno, le manifatture seriche e quelle delle calzature, quelle che facevano vestiti di buon panno insieme alle altre il cui panno era molto più a buon mercato.

Il fiume, man mano, era divenuto sempre meno limpido e ricco di acque: i pesci diminuivano ma vi gironzolavano di tanto in tanto e le anatre, a stormi, si facevano vedere, sempre che i cacciatori le lasciassero in pace.

I mulini lavoravano più di prima.

Il grande progresso era da poco iniziato e non si arrestò più, qui nacque l’industrializzazione che poi si espanse in tutta Italia, quelli sarebbero stati fra i primi mulini ad essere elettrificati e le belle pale di legno non si sollevarono più dalle acque delle rogge molitore: solo i pittori, da ora in poi, le faranno vedere sui loro quadri ad olio.

La famiglia dei Musazzi esisteva ancora, si era dispersa per tutto il contado e molti dei suoi componenti non si riconoscevano più, ma ancora lavorava e prolificava.

Una Musazzi aveva sposato un Dionigi e da loro nacquero, uno dopo l’altro ben sette fratelli (sette, come tanti anni prima: le leggi della genetica sono precise e scientifiche e che nessuno neanche si azzardi a sorridere di tutto ciò !

La madre era contentissima dei suoi figlioli, li coccolava come principini.

Mamma Giovanna, ora Dionigi ma un tempo Musazzi, teneva la casa linda come se fosse un albergo a cinque stelle.

Aveva ben otto uomini da accudire e mai accadeva che la sera non fosse tutto pronto e pulito.

Sempre un mazzolino di fiori di campo al centro di una tovaglia tutta candida e odorante di gelsomino e, quando l’inverno non concedeva fiori, c’era una composizione delicata e profumata di fiori secchi, scelti e costruiti durante l’autunno dalle sue stesse mani.

Erano i fiori seccati di mamma Giovanna, abitudine sparsa in tutto il freddo nord sempre alla ricerca di colori e profumi per riempire il buio inverno, ed erano fiori famosi in tutto il contado: le amiche se li contendevano, pronte a pagarli pur di averli, ma lei dolce e tenace non li dava a nessuno:"Non per arroganza - diceva spesso - ma perché quei fiori erano per i suoi figli e per il marito, quando tornavano alla sera, dopo una giornata di duro lavoro sui campi."

I sette fratelli crebbero molto in fretta, fino a diventare grandi e grossi, tanto che ognuno occupava una stanza della grande cascina in cui la famiglia abitava.

Lavoravano tutti duramente e la prosperità della famiglia crebbe, perché con quelle quattordici braccia in più allora si facevano miracoli, la testa contava un po’ di meno di quanto conti di questi tempi !

Erano ormai grandi e sembrava che la famiglia fosse completa.

Accadde, invece, che mamma Musazzi concepisse una bambina poche settimane prima che papà Dionigi morisse di malattia improvvisa,oggi lo si sarebbe chiamato ‘ictus’, e il dolore che ne venne fu enorme per tutta la famiglia e per tutti i conoscenti ma nessuno può cambiare il volere di Dio.

Passarono i rituali mesi e nacque una piccola bambina, biondissima e delicatissima, a cui la madre dette il nome di Anna.

Anche i nomi ritornano per vie misteriose, meno scientifiche di quelle della genetica, e pur sempre esatte e rinnovabili!

Tuttavia accadde l’imprevedibile in quella famiglia un tempo così unita: il diavolo ci mette sempre la coda, direbbe qualcuno.

I fratelli maschi, ormai grandi, non accettarono questa nuova bambina e la sentirono come un’intrusa.

Strani casi della psiche umana: erano grandi e grossi ed avevano paura di un fagottino di pelle bianca e rosata che piangeva tutto il giorno.

Ma tant’è !

I testoni della valle dell’Olona, quando c’è poco sale dentro, sono più duri del più bel marmo di Carrara.

Avvenne, così, che il più grande dei sette fratelli convinse tutti gli altri ad andarsene da casa: non volevano convivere con una sorellina, perché la pensavano di impaccio … noiosa e piagnucolosa com’era.

Così, all’alba di un giorno infausto, tutti i sette fratelli Dionigi abbandonarono la casa della madre ed, in fila uno dietro l’altro come in corteo, ognuno con la valigia in spalla si diressero a piedi lontano, verso l’orizzonte tutto piatto della campagna lombarda.

E qui finisce solo un pezzo della storia, perché sarebbe troppo triste se tutto si limitasse a questo.

 

Immagini di fabbriche di cotone e seta

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