Ci fu tanta fame dopo questa guerra
tremenda, tanta miseria nella campagne spopolate e tanti disordini nelle città. Accadde che un lontanissimo discendente di Annina e di suo marito si trovò
a dirigere il vecchio Mulino Nebuloni, ormai affacciato su di un fiume riempitesi di
fabbriche e fabbrichette, soprattutto chimiche, tessili o dedite alla concia delle pelli.
Lacqua limpida cominciava a deteriorarsi e sempre peggio
diverrà, fino ai giorni doggi in cui sarebbe lora di cominciare a ripulire.
Si chiamava Alberto, quel Nebuloni discendente di Annina della
quale, purtroppo, nessuno più si ricordava, così labile è la memoria degli esseri
umani, soprattutto verso chi sarebbe dovuta tanta riconoscenza.
Il nome ricorderà qualcosa a chi ha letto tutta la storia: i nomi
ritornano, appunto, come per magia, spesso a distanza di secoli !
E vero che lAlberto era diventato il padrone del
mulino ma si era fatto un grande nemico: era un indiavolato duno, mago e stregone,
che operava incantesimi malvagi ed era diventato ricchissimo.
Lo chiameremo Membruto, perché la sua famiglia esiste ancora ed
è potentissima e non vorremmo incorrere in vendette trasversali.
La storia, però, è molto nota nei dintorni ed è facile risalire
alle origini e ai nomi, speriamo che nessuno ne parli troppo in giro.
Questo Membruto laveva giurata al vecchio Nebuloni, per una
questione che si perdeva nella notte dei tempi: forse un vecchissimo scontro sul denaro,
probabilmente intrecciato a dei sentimenti traditi, fidanzamenti o matrimoni poi non
mantenuti; oppure potrebbe trattarsi di semplice cattiveria danimo propria di quei
tipi che devono sempre prendersela con qualcuno pur di sentirsi esistere e se non si fanno
qualche nemico non riescono nemmeno a sentirsi vivi.
Membruto aveva, però, anche poteri speciali, quelli di un mago
cattivo e, di fronte a testimoni, aveva giurato: "Farò fallire quel Nebuloni;
voglio lAlberto in miseria
userò ogni potere a mia disposizione per
ottenerlo!"
Possedeva polvere strane, faceva riti magici misteriosi, ricorreva
ad ipnosi sconcertanti usando flussi di energia mirabolanti e macchinette ronzanti che ti
mettevano angoscia.
Tutti erano spaventati da questo strano uomo, con tutti quegli
strumenti misteriosissimi che usava e nessuno scommetteva un soldo bucato sul destino
finale del povero Nebuloni.
Membruto possedeva, soprattutto, tanti soldi; fatti non si sa come
e diventati molti di più degli ormai impoveriti Conti Casati che, da tempo immemorabile,
comandavano su tutta la zona.
Costoro erano ormai diventati "Conti" per modo di dire e
molto del prestigio passato era andato perso; in quelle zone solo i "daneè"
davano prestigio sociale e potere vero e costoro di daneè ne avevano ormai
troppo pochi!
Forse era stata una punizione divina per qualche antica
prepotenza, dimenticata solo dagli uomini la cui memoria, come si è già detto, è molto
labile.
Cerano allora un sacco di sbandati, a causa della guerra da
poco finita, che giravano per la campagna, tutti pronti a vendersi per pochi spiccioli,
anche loro dovevano pur mangiare: Membruto li assoldava, li organizzava e li convinceva a
procurare tanti danni al mulino Nebuloni.
Tanto che al povero mugnaio capitava di tutto: incendi, furti,
frane dei muri, rottura delle macchine ecc
ecc
; sembrava una maledizione e
tutti parlavano, nei paesi dintorno, della "maledizione del mugnaio".
Appena sentivano pronunciare il suo nome non cera uomo che
non si toccasse o cercasse un qualsiasi strumento, legno ferro o corno che sia, da toccare
per allontanare tanta sfortuna.
" Altro che maledizione,
non è sfiga ! Urlava
e sbraitava il Nebuloni Alberto, a chiunque lo volesse star ad ascoltare - è quel
maledetto stregone che organizza tutto questo, prima o poi gliela farò pagare, vedrete
che riuscirò a farlo finire in Olona, vedrete
vedrete !"
Erano pochissimi quelli che gli davano retta o fiducia. Anzi era
facile che allosteria molti, in buona fede, lo consigliassero di starsene zitto
perché il mago era troppo potente e un povero mugnaio non sarebbe riuscito a fare un bel
niente, era più facile che ci rimettesse tutto quello che aveva.
Testone era, e testone sarebbe sempre rimasto il buon
Nebuloni,capitava allora che si infervorasse ancora di più e ricominciasse, mangiandosi
le parole, luna sullaltra:
" Ah sì, pensate questo ? Credete che non ne sia capace; non
sarebbe la prima volta che butto sullOlona dei briganti: ne ho presi alcuni che mi
rubavano la farina e giù a fucilate li ho fatti scappare, in acqua sullOlona in
piena li ho visti finire. Sarà la stessa fine che farò fare a quello stregone maledetto
!"
Ma non ci riuscì, Membruto era troppo forte per lui, come gli
avevano detto i suoi amici dellosteria.
Tutti nel paese gli dovevano denaro e tutti lo odiavano ma nessuno
poteva permettersi neanche di fiatare.
Il sindaco del paese sapeva tutto ciò, era disperato, ma non
poteva farci niente neanche lui: tutta leconomia della zona era sotto la morsa di
questo Membruto che, con lusura, manteneva il contado arretrato, stretto in una
morsa di ferro deprimente per tutta leconomia: era una vera e propria dittatura
maligna di cui ci si doveva liberare il più in fretta possibile.
Intanto, chi ci rimise le penne fu il mugnaio Nebuloni che andò
miseramente in fallimento per poi morire di dispiacere subito dopo, quasi tutta la sua
vita fosse legata a quelle macine che ora non giravano più.
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