La dinastia, però, non finì, e
questa fu una gran fortuna: rimase un nipote, ancora piccolo ma sveglio e vivace forse
molto più del nonno, intelligente e attivo molto più della sua età, ma ancora troppo
giovane e soprattutto troppo povero per potervi veder preannunciato un futuro di riscatto. Tutti lo chiamavano: il "Marculin".
Accadde che un giorno lignaro Marculin sincaminasse,
per motivi misteriosi depositati nelle segrete stanze del destino che a tutti comanda,
lungo quegli stessi sentieri le cui zolle nascondevano, ormai da secoli, la cappella
ipogea della cui esistenza si favoleggiava ma che nessuno aveva mai scoperto.
Il giovinetto nulla conosceva di tutta la storia di Annina e di
Ravanell, nessuno in tutto il contado si ricordava più niente, ma nelle orecchie gli
ritornava sempre la "Ninna Nanna", a suo tempo cantata dai sette fratelli e
rimasta nella tradizione di tutte le balie che da quel tempo immemorabile accudivano i
loro piccoli al suono di quella cantata.
Gironzolava per la campagna tanto per passare il tempo, come
spesso fanno i giovani, ai quali sembra di averne a disposizione sempre molto.
Gli capitò di dare un calcio ad un legno fangoso, così per
scherzo, e venne giù il ben di Dio !
Radici, zolle che franarono, erba, buio e dal buco profondo
ricomparve allimprovviso una luce ed una voce sempre dolcissima si sentì dir:
- " Vai a prender coperta,
chè freddo star col sol
lenzuol, quandè certa
quella favola che vol
il Mago averne una, così
ricca e bella che mai
lebbe, perfin, il Re del Potosì"
E dincanto la terra si ricompose, il buco sparì e della
cripta niente più si vide.
Marculin, coperto di fango e derba, umido come un pulcino,
si sentì addosso un freddo tanto grande da tremar e batter i denti, come se si trovasse
al Polo Nord e non nel mezzo della campagna lombarda.
Sporco, bagnato e foglia al vento tremolante: così apparve alla
Maria, la signora che faceva i mestieri a casa di Membruto, che si trovava a passare di
lì, spinta anche lei da misteriose forze del destino.
Era una buona donna, a differenza del padrone, e quel bambino
tutto infreddolito le fece una gran pietà.
" Oh, pover fioë le disse, prendendolo per mano
vèn cun mi a ca del Magùn: tel darò mi un p de polent per
riscaldarti ben bene !"
La povera donna non poteva neppure lontanamente immaginare le
conseguenze di quel gesto dimmediata generosità: ma il destino così voleva e tante
cose sarebbero cambiate in meglio, proprio a partire da quel piccolo e spontaneo gesto di
pietà.
Così Marculin si ritrovò nella casa di Membruto, il grande
nemico di suo nonno.
Il mago non cera, altrimenti chissà cosa avrebbe detto e
soprattutto cosa avrebbe fatto!
E tutto sarebbe andato diversamente.
Il giovine era affamato come pochi, dopo lo spavento, le voci che
aveva sentito e che gli ronzavano ancora nelle orecchie, lulteriore crollo e quella
casa misteriosa in cui si trovava: il tutto non gli aveva tolto la fame, si sbranò un
intero paiolo di polenta, condita con la fontina e lo stracchino, così come piaceva al
vecchio mago e neanche un torsolino gliene lasciò dentro il paiolo caldo.
Per la prima volta in vita sua si bevve un po di barbera,
tanto per buttar giù quel po po di roba e si ingurgitò, quasi dun
colpo, un bel etto di gorgonzola, così per completare !
Alla fine era pieno come un uovo.
Vide un enorme letto lì vicino, col solo lenzuolo sopra.
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