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GUERRA IN CITTA'
 

 

 

SCONTRO TRA STUDENTI E POLIZIA

Bologna/ Lunedí 24.10.2005, ore20:48

 Il segretario bolognese di Rifondazione ferito in una carica della Loreti, il segretario bolognese di Rifondazione comunista,  dal letto dell'ospedale: “Ero girato di spalle, con le mani alzate, rivolto verso gli studenti. Mi hanno tirato una manganellata e sono svenuto”.   Il tutto è avvenuto oggi pomeriggio  nel corso di una carica della Polizia. "Non la Polizia di Genova 2001 del governo di centro destra, ma quella del sindaco diessino Sergio Cofferati che in questi giorni si è fatto notare per una serie di provvedimenti molto particolari e molto poco “di sinistra”: come lo sgombero delle baracche sul lungo Reno bolognese". Un gruppo di studenti si è ritrovato di fronte al palazzo del consiglio comunale per protestare contro gli sgomberi e contro il caro affitti ed è intervenuta la Polizia che ha caricato  i ragazzi; Loreti è accorso per mediare fra studenti e forze dell’ordine, ma "mi hanno spaccato la testa". Loreti contesta, al sindaco di Bologna, la politica accentratrice e autoritaria; che condizionerebbe anche i DS costringendoli a mandar giù bocconi amari. Il segretario de PRC stigmatizza aggiungendo "che quello con gli studenti  è l’unico scontro che gli  mancava”.

 

                BERTINOTTI IN TRAPPOLA
             Bologna, 10 ottobre 2005.

Via Lenin. L’on. Bertinotti caduto nella trappola ordita dal “TPO”, epicentro e cuore “più eversivo” del paese e/o della Emilia Romagna.

“Tersite” era lì e ha seguito i fatti in presa diretta. Ore 21:00 via Lenin. Il piano organizzato scatta non appena la sala è gremita da 2000 persone e “osservata” dalle luci delle telecamere RAI e fotoreporter locali: accorsi per non perdersi l’avvenimento. Erano presenti anche le telecamere di BALLARO’, che però dopo l’intervista a Fausto forse hanno spento le luci e non vedremo l’agguato stasera nella trasmissione dell’ottimo Floris. Questi i fatti. Bertinotti invitato dal TPO di Bologna, un centro sociale “eversivo”, si è presentato “nudo” , cioè alla pari del suo competitor “senza volto” a cui prestava il volto la senza fissa dimora  Simona Panzino. Alla pari: cioè uno contro uno. Ma dopo un’ora di discussione alla camomilla, ecco il colpo di teatro. I “senza volto” del Teatro Polivalente Occupato (TPO) avevano teso per il compagno Fausto una trappola. Sul palco, allestito per l’occasione con divanetti tardo ottocento che avvolgeva  l’irrequietezza di Betinotti (batteva i piedi), si materializzavano i leader dei "disobbedienti": spiazzando letteralmente l’ex sindacalista di Torino. Presenza “non comunicata” alla segreteria bertinottiana come ha riferito lo stesso. Quindi si può parlare certamente di agguato, come l’ha definito lo stesso parlamentare.  Da quel momento il tono del confronto è salito segnato anche da un maggior agitarsi di Bertinotti.  Difatti, per sottolineare che di trappola si trattava, l’onorevole prontamente ha urlato: “ sono stato invitato; e io sono venuto nudo, con innocenza; mentre voi, ospiti, siete in quattro e per giunta tenendo nascosta  la vostra presenza; comunque sono qua e andiamo avanti”. Mostrando self control e aplomb da uomo navigato. Ma da quel momento di rottura emotiva l’incontro si è trasformato in uno scontro. In una vera e propria aggressione verbale e di toni sopra le righe. “Benvenuti al TPO; questa sera assisteremo ad un incontro vero, senza rete; franco, schietto, non pilotato o preconfezionato come avviene di solito nei talk show televisivi alla Bruno Vespa”: così ci accoglieva la voce ferma del presentatore  e moderatore della casa “sociale”. E così è stato. Ma agli occhi di Bertinotti l’incontro è risultato truccato. E così dopo le prime morbide scaramucce verbali tra il compagno Fausto e il “senza volto” col passamontagna arcobaleno, ecco calare a sorpresa l’asso nella manica. Alla presenza di 2000 persone sul palco volavano insulti e parole contundenti come pietre. Si è passati, letteralmente e fisicamente, dall’incontro allo scontro. Dalle parole ai fatti. Al “ti sei portato la clak”, sfottò sferrato dal leader romano di Action contro l’onorevole, in sala si è passato da una passiva attenzione ad una attiva partecipazione: una colluttazione tra le due fazioni dei rispettivi gruppi politici. Momenti di confusione, gratuitamente regalati perché toglievano sostanza al ragionamento. L’elemento di rottura è avvenuto quando i “disobbedienti” di Casarini hanno incalzato il “nudo” Fausto sulla questione della rappresentanza politica e l’egemonia politica della rappresentanza sui “movimenti”. I “disobbedienti” rivendicavano un ruolo di rappresentanza paritetico con il partito della rifondazione comunista; pretendendo una legittimazione politica del loro  fare e del loro agire contro il potere capitalista o contro il “moderatismo” di cui si veste certa sinistra, come ad esempio il sindaco di Bologna Cofferati o il consigliere comunale del PRC di Modena, accusati di “Entrismo”.

Il dibattito doveva esaminare i temi della “amnistia sociale”, “resistere alla guerra”, “sconfiggere la precarietà”, “chiudere i Cpt (centri di permanenza temporanea per gli immigrati)”, “il proibizionismo”.  Ma dopo l’accusa della falsità delle primarie come strumento di partecipazione e di democrazia giacché a detta dei “disobbedienti” il diritto al voto di tutti non era garantito, in quanto i seggi per i carcerati e i seggi nei luoghi in stabili occupati venivano negati; la caduta del dialogo e della dialettizzazione interna alla sinistra “antagonista” è avvenuta, come sempre, sul ruolo della rappresentanza politica. Pomo della discordia che da sempre fa della sinistra un luogo di frammentazione e di incomunicabilità.  Dopo la “rottura verticale”, a chiusura della serata, il moderatore ringraziando i presenti per la loro presenza, ha esortato la platea a partecipare nella giornata di oggi, martedì 11 ottobre, per le ore 8:30, a manifestare contro le “ruspe di Cofferati” che per quell'ora dovrebbero abbattere alcune case e capannoni dismessi e occupati da lavoratori regolari e non regolari per avere un tetto sotto cui dormire. Mentre l’on Bertinotti, guadagnava l’uscita  accompagnato dal suo staff ma senza il calore del suo “popolo” “più eversivo dell’Emilia Romagna".  

 

1. GUERRA IN CITTA'

2. BERTINOTTI IN TRAPPOLA

 

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