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Mastella lo sfasciacarrozze
 

 

 
EDITORIALE
di Tersite

La mastelleide, lo sfasciacarrozze e il sottogoverno

   21-01-2008. LA CRISI DEL GOVERNO PRODI

 La spallata. E' bastata l'ennesima indagine sul ministro Mastella, dopo quelle del giudice di Catanzaro, il pm De Magistris, titolare delle inchieste "why Not e Poseidone" - sullo scandalo dei finanziamenti europei, dove il pm è stato trasferito dopo avergli tolto le inchieste - che il pulcinella di Ceppaloni ha vomitato l'iradiddio.

Più di una spallata è stato un vero e proprio tradimento. Il classico tradimento di un notabile campano, cattolico alla buona. Da sepolcro imbiancato. Che quando vede la malaparata pur di salvare “o’ sistema” familistico grida, da mistificato agnellino “indifeso”, al lupo al lupo. Un meschino atto di voltagabbana. L’ennesima sceneggiata napoletana strappalacrime.

Il pulcinella della politica italiana si è Clemente_Mastella_si_da_la_torta_in_facciapermesso di mettere in crisi un governo di una Repubblica per problemi giudiziari in cui è coinvolta tutta la sua famiglia: moglie, suoceri, cognati. Un partitino dello zero virgola percento a conduzione familiare radicato solo in quel di Ceppaloni che butta l’intero Paese in una tragedia ridicola: da ministro della giustizia anziché rispettare la carta costituzionale – la legge è uguale per tutti - e difendersi, da uomo, dalle accuse che gli vengono mosse dalla magistratura napoletana, si è dimesso perché il governo e la maggioranza hanno rifiutato di votare la sua “indignata” relazione da ministro contro la magistratura chiedendo di passare per vittima perseguitata.

Insomma Mastella colpito dalla magistratura negli affetti familiari ha chiesto al governo, di cui faceva parte, un salvacondotto e un fronte senza quartiere contro i magistrati.

Davanti a tutto il paese, nel tentativo di voler salvare gli interessi di famiglia fa l’iradiddio. L’iradiddio di un uomo scaturita per le telefonate intercettate dalla polizia che hanno portato allo scoperto il sistema feudale organizzato dalla sua famiglia a Ceppaloni.

Sarà pur vero che sotto l’aspetto giudiziario questo mercimonio non risulta essere un reato. Ma moralmente è certamente condannabile, se è vero che viviamo in un paese civile in cui tutti i giorni ci ricordano che una cosa tela devi meritare per ottenerla. Invece emerge che la famiglia Mastella chiamava a destra e manca per ottenere poltrone di sottogoverno locale e poltrone negli enti pubblici per i propri supporter e simpatizzanti.  

Finanche la sua cara consorte, risulta in un intervista  - alla repubblica di Napoli – del giugno scorso, legò il sostegno dell’Udeur a Prodi solo sulla base della sua conferma a presidente del Consiglio campano.

Questa era ed è la cifra politica della famiglia Mastella. Una cifra fatta da una pratica politica di richieste e trattative private per sistemare la famiglia e suoi luogotenenti nei gangli del sottogoverno campano per assicurarsi il consenso clientelare e i privilegi politici.

E stiamo certi che Mastella non apre mai crisi al buio. Certamente si è già garantito un posto nel futuro governo di centrodestra: il cavaliere lo riempirà d’oro. Dove non è riuscito l’unto del signore è riuscito l’apostolo clemente da Ceppaloni. E il signore di Arcore gliene sarà eternamente grato.

L’ex procuratore di Milano, Borrelli, davanti a tanta scelleratezza a difesa della “roba”, ha detto che “è abbastanza spudorato l’atteggiamento di chi sfiorato da una indagine determina una crisi politica, e il fatto che sia ministro della giustizia è ancora più grave”.

Siamo all’assurdo. Come non indignarsi se un “cafone del sud” – come lui stesso ama vittimizzarsi - invece di affrontare i problemi del paese la butta sul psicologico, sul psicodramma, sui sentimenti? Si veste da sfasciacarrozze e sfascia un governo?! L’indignazione è il minimo sentimento che un cittadino di questa repubblica tanto vituperata può civilmente ancora manifestare.   

Un ministro della Repubblica che mette sotto i piedi la carta costituzionale senza vergognarsene è davvero una indecenza. Una vera vergogna nazionale.

Per salvare questa legislatura non ci resta che sperare in un miracolo. In un miracolo dei giovani ottuagenari.

 

la repubblica di tersite - 23- gennaio -2008

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