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  IMPICCATO SADDAM  
     

 

 
LA DEMOCRAZIA INCAPPUCCIATA
 
EDITORIALE
di Tersite

 

Allontaniamo subito le ombre: Saddam era un tiranno e un dittatore. Un despota spregevole. Ha stabilizzato il suo potere ricorrendo alla violenza e al terrore. Ma….uomini incappucciati con una corda ben annodata hanno eseguito la sentenza a morte dell’uomo che aveva barbaramente somministrato la morte a tanti del suo popolo.

 La pena di morte è altrettanto una barbarie specie se sentenziata in nome della “democrazia”! La pena di morte non appartiene più  alla cultura illuminista e giudaico-cristiana.   Solo negli Stati Uniti d’America sopravvive ancora la mentalità pioneristica della cultura di frontiera: “predicare” il vangelo con la bibbia  che nasconde la colt.

Il rifiuto della pena di morte è un principio etico e di civiltà: uccidere freddamente un criminale non impalma la democrazia anzi, la indebolisce, la infanga e la scredita.  L’occidente per tre anni, dall’inizio della guerra irakena, dopo aver costruito la “ragione” per sferrare l’attacco all’Iraq sulla falsità delle armi di distruzione di massa, ci ha detto che questa guerra era giusta a prescindere: perché comunque si sarebbe “esportata la democrazia”.

Difatti, alle sei di mattina, del 30 dicembre 2006, mentre in tutto il mondo opulento erano in grande attività i preparati del cenone di fine anno, il “democratico” texano George Bush viene ricompensato degli sforzi militari giacché il governo fantoccio di Bagdad apre il dispositivo della botola e la corda stringe al collo Saddam eseguendo la condanna del Tiranno di Tigrit in nome del “democratico” popolo americano.

Sì. In nome del popolo americano. Perché l’alta Corte statunitense del distretto della Columbia ha rifiutato il ricorso dei legali di Saddam e l’esecuzione è stata concordata con il governo americano.

Non è stato un errore, come commentava nei giorni addietro Eugenio Scalfari. E’ stato un crimine. Sotto il falso nome della democrazia l’America ha portato la guerra in Iraq - con l'esercito dei volenterosi, e non sotto l'egida Onu - e in nome della falsa democrazia l’America loda l’esecuzione del amico-nemico burattino-Saddam. Una democrazia piegata al volere del potere dominante e un simulacro di processo ad uso per il popolo.

Il “texano” americano, dopo tre mila soldati yenki uccisi e sessantamila feriti, con il cappio al collo di Saddam finalmente può dirsi soddisfatto di aver portato a termine la sua missione: “Esportare la democrazia”. Grazie, mister Bush.

Dopo la debacle delle elezioni di medio termine l’anno prossimo nella dipartita elettorale per risollevare la sua offuscata sorte e quella dei suoi consiglieri potrà esporre il trofeo Saddam.

Ma noi europei sappiamo che questa impiccagione, come ha scritto Ben Jelloun,  “non è la giustizia della verità bensì la giustizia della politica americana”. Il cappio e la corda ben annodata non ha strangolato un tiranno ma ha tirato il collo alla democrazia.

Può la democrazia emettere la sentenza di morte di un uomo, seppur criminale, ed eseguirla con dei boia incappucciati? La democrazia non è per definizione trasparenza? Come può la democrazia, in nome del popolo sovrano,presentarsi incappucciata?

Se questa è giustizia, come fanno gli Stati Uniti a chiedere ancora agli “Stati Canaglia” di legiferare in nome dei diritti umani quanto lo Stato cosiddetto più democratico del mondo loda le impiccagioni e la pena di morte?  

Come cittadino europeo, che non ama parlare politicamente corretto, spero che un giorno, davanti al Divino, lei abbia di che vergognarsi. Sempre che lei vorrà essere eletto tra i “giusti”! Mister Bush.

(del 03.01.2007)

 

- la repubblica di tersite -