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Mistero buffo
- nel segno del giallo
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Il supplizio di Tantalo
GIALLO. Si tinge di vero e proprio giallo
quello che è successo a Rocchetta S.Antonio. Notte tempo una mano misteriosa
ha trafugato
impropriamente
materiale della proprietà
intellettuale ed editoriale de "la repubblica di tersite". Gli sciacalli
o lo sciacallo ha agito, protetto, nel buio della notte e nel segreto
della sua abitazione. Un fatto gravissimo. Un atto sferrato da una razzumaglia che
ruba a mansalva. Erbe cattive che rubano il nutrimento alle erbe buone.
Gente che vive alla busca, depredando l'altrui proprietà intellettuale
per maramaldeggiare su chi osa coraggiosamente prendere le distanze da
chi profittando del ruolo influente accresce i propri privilegi negando il
futuro ad un popolo intero. Gente
imbelle che per guadagnarsi un cono di luce striscia servilmente
accanto al potere o usa la viltà lucrando sull'onestà intellettuale
altrui. Arruffoni, contrari alla buona morale, che usano scudi umani dietro cui nascondersi
giacché divulgano anonimamente
senza permesso ciò che altri più coraggiosi scrivono.
Si potrebbe supporre l'esistenza di una
specie di Loggia segreta, che chiamerei, per comodità, loggia dei
chierici. Gente genuflessa. Gente baciapile che inganna la speranza di
un popolo. Ambigui personaggi della ribalta. Animatori di piazza che dispensano germi patogeni che entrano nel
tessuto sociale del paese e lo ammorba lo contagia lo corrompe e ne
indebolisce le difese civili e morali. In modo tale che i foschi
possano continuare indisturbati ad orchestrare. Imbavagliando
chi può ancora gridare. Quello che è successo non è un fatto di poco
conto, che si può far decantare con il silenzio.
Questi "bravi"
personaggi che zigano nell'ombra vanno quantomeno smascherati moralmente: ed io
sono ben
contento, mio malgrado, di smascherarne qualcuno. Svelando a
chi potrebbe appartenere la rosacroce chiericonzola mano morta.
Le storie antiche non sono fatte per
divertire, ma per insegnare. E hanno un messaggio implicito. Il
messaggio della storia di Tantalo è che si può essere felici fino a
quando ti mantieni innocente e non ti impegni a rivelare i misteri ai
comune mortali: perché tali devono rimanere, per gli dei. A Tantalo che
aveva acquisito una conoscenza che né a lui né ad altri comuni mortali
era dato possedere questo non fu mai perdonato. Fu punito e immerso
in un fiume fino al collo. E non appena si abbassava per bere, l’acqua fuggiva
via. Il messaggio esplicito, di questa mitologia, è che se rimani in uno stato di innocenza -
cioè se ti fai i fatti tuoi – puoi godere della stima degli altri e degli
Dei umanizzati, altrimenti gli dei umanizzati ti puniranno. Facendo le
debite proporzioni, penso che se in un paese, incline al silenzio
e non all’indignazione per la malasorte a cui è stato destinato, se uno
responsabilmente, per il bene comune, lascia il felice stato
dell’innocenza e cerca civilmente di elevare osservazioni o critiche a
questo qualcuno viene subito rivolto un sentimento di ingratitudine e
comminata l'implacabile pena
del discredito. Questo è accaduto l’altro ieri, con la diffusione fatta
da mani anonime, del mio “editoriale” sui fatti del Carnevale. Ma voglio
qui ricordare, a chi mesta
nell’ombra, che non si può entrare in casa altrui senza bussare e
chiedere cortesemente di entrare. Quello che è accaduto è grave:
culturalmente, moralmente e politicamente grave. Finché ci saranno persone malintenzionate che saccheggiano
il patrimonio intellettuale ed editoriale di altri, profanando
l’intimità dei pensieri, rubando l’anima pura degli altri, il mio
saccheggiato paese rimarrà inchiodato ai ceppi
di una pseudocultura tardo medievale, dove il controllo sociale e
culturale è totale.
Ed ecco perché va
tentato di svelare chi si potrebbe nasconde dietro la misteriosa
mano. Immaginiamo la scena. Notte tempo lo sciacallo si introduce
curiosamente nella proprietà editoriale di "Tersite". Legge l'editoriale
sul carnevale. Non crede ai suoi occhi. Gli angoli della bocca si
stirano e disegnano un ghignoso sorriso. Quasi maligno. Si stropiccia le
mani per la succulente lucrosa opportunità. Ha trovato l'oggetto per
dare una lezione esemplare a chi va -onestamente- controcorrente. Forse
armeggia con il cellulare chiamando altri amici beghini, per informarli
della cosa. Il bizzochero accende la stampante; il rullo trascrive i
pensieri trafugati. Gli occhi brillano: è contento di aver trovato
l'arma per "distruggere" chi si "permette di criticare". La lingua batte
frenetica e sciaborda la bocca di saliva: assapora già il piacere di
quello che accadrà all'alba: la piazza sarà inondata di volantini e
tutti fustigheranno il sacrilego autore capace di scrivere cotanta
empietà!
LE OMBRE, SI SA, NON PARLANO.
Ma stringendo, avvicinando di più la lente, si vede, seppur un po’ in
chiaroscuro, uno zimarrato personaggio incline a servire. Un
baciapile che all'occorrenza fa il chimico capace di mescolamenti
politici. Un personaggio minore che vive alla busca speculando su ciò
che gli è possibile speculare. In un borgo piegato a feudo dove la
coesione sociale è mitizzata e dove i fondamenti del senso civico sono
storicamente deboli, è facile che spuntino come cardi uomini dediti alla
sopraffazione e alla difesa dei loro meschini privilegi.
La salvezza non arriverà, la società civile è disgregata, le forze
politiche sono inefficaci e pertanto la commedia sopravvivrà e
padroneggerà su un paese inginocchiato. Che tristezza. Che triste questa
commedia. Un opera che lascia rabbia e frustrazione per le ingiustizie e
le bugie che dobbiamo registrare. Un mistero buffo oscillante tra
tristezza e ilarità. Una rappresentazione imbelle su cui è
possibile sia ridere che piangere. Io personalmente scelgo di riderci,
sopra. Perché ridere è un omaggio alla mia dignità. Perché il sorriso
fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati.
del 12.03.2006