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 Caso Travaglio, tv di regime

 

feninno, editore

 

La Tv di regime e il coraggio del coniglio

  Tersite

Ci siamo. Il punto di non ritorno è stato sancito oggi 12 maggio 2008. La democrazia è stata messa sotto tutela. In libertà vigilata. In televisione si potrà dire solo quello che sarà concordato con i dirigenti rai nominati dai partiti politici. Il grande fratello orwelliano è entrato anche in casa nostra: la televisione diventerà da oggi la nostra balia, la nostra badante, curerà la nostra salute somministrandoci massicce dosi di calmanti e di intrattenimento frivolo per cullarci amorevolmente.

Il punto di non ritorno: la fine della libertà di parola. La scomparsa dei fatti. Tutto quello che dovremo sapere e vedere saprà la televisione di “Stato” come e quando informarci. A che ora e che cosa dobbiamo prenderci: come una mamma affettuosa che si prende cura dei propri figli, evitando loro i traumi che le “cattive compagnie” possono procurare. Sceglierà per noi i nostri amici con cui intrattenerci la mattina, il pomeriggio e la sera. Con la querela del senatore Schifani e l'intervento dell'autorità di garanzia sull'informazione, sul Caso Travaglio, non correremo più pericoli di imbatterci nel “bullismo dell’informazione”.

Difatti tutta la "casta" del mondo politico quasi ad un'unanimità vuole imbavagliare l'informazione. Allontanare Travaglio e spegnere Santoro. La prossima legge è rendere reato la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche dei politici: così non sapremo più niente sui furbetti del quartierino e delle scalate bancarie (avremo ancora Fazio presidente della banca d'italia), nulla sulle telefonate del cavaliere con i dirigenti rai per piazzare le veline, nulla delle telefonate fra i direttori della rai e mediaset sui palinsesti televisivi, nulla di calciopoli, ecc...

Ci sono personaggi pusillanimi, in questa vicenda. Il signorino Fazio che si faceva paladino della libertà di informazione, nascondendosi dietro a Enzo Biagi, appena ha avuto l’occasione di dimostrare il suo coraggio, subito ha preso le distanze dal suo ospite e si è affrettato a chiedere scusa all’alta carica istituzionale. Il coraggio del coniglio. Per tenersi stretta la poltroncina ha chinato il capo in ossequio a chi gli da mangiare. Travaglio non ha offeso nessuno: ha solo riportato i fatti che i tribunali italiani hanno sentenziato. Ma il “pupillo” di Biagi prima lo invita – conoscendo chi è travaglio, cosa scrive travaglio – e poi si scusa: un tranello, una trappola tesa da un “impiegato” della Rai viene da sospettare. Ha approfittato di Travaglio per fare hodiens, per conquistarsi le prime pagine dei giornali e della Tv di stato e poi l’ha scaricato.

Penso che Biagi, se fosse vivo, a personaggi di questa risma si sarebbe pentito di avergli dato troppo credito e fiducia, e gli avrebbe tolto la parola.

Parola che non posso togliergli io. Ma che certamente, pur privandomi della causticità della solare Littizzetto e del bravo istrionico Cornaccione, non guarderò più il programma “fazioso” di Fazio "che tempo che fa", il sabato e la domenica sera.

Fintanto che saranno ancora il libreria: continuerò a leggere i libri di Travaglio e di Abbate.

Questi “impiegati” pubblici non meritano attenzione, sanno solo esibire il ruggito del coniglio. Ed è un numero da circo che non ci lascia entusiasti.

Noi cittadini sovrani dovremmo ritenerci offesi per tanta "amorevole attenzione" verso la nostra salute morale. Non siamo dei consumatori adolescenti. Ma persone adulte che non hanno bisogno di essere tutelate.

E visto i tempi che corrono possiamo dimostrarlo non pagando più il canone tv.

 

(La repubblica di tersite, 12 maggio 2008)

 

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