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IL DISAGIO DELLA CIVILTA' E L'AVVENIRE DI UN' ILLUSIONE

 feninno, editore

 

 

 
EDITORIALE
di Vito Feninno

Alla base del  principio culturale delle classi dirigenti sta il tentativo di “borghesizzazione del proletariato”, cioè: eliminare i motivi di lamentazione.   Io vedo che questo modello di società s’avvia, invece,  gradualmente,  ma incessantemente verso un processo di  proletarizzazione della borghesia.

 

L'idea di progresso dell'occidente, strategicamente, mostra molti elementi di incompiutezza. Quel progetto di modernità di cui da molti decenni si vanta di voler profondere e imporre alla società come modello inarrestabile di sviluppoval di susa notav e di civiltà sta, nei fatti, producendo sempre più insicurezza sociale, incapienza economica e disadattamento civile.
 
Per garantire una impalpabile e inafferrabile felicità, i governi occidentali ricorrono, sempre più, a forme di repressione e  inibizione del dissenso e della protesta. In questa lunga stagione  democratica i governanti hanno, per un proprio tornaconto, distillato a livello educativo e culturale il principio secondo cui chi dissente è un "estremista" o comunque persona contraria alla modernità e agli interessi generali del Paese.
 
Alla base di questo principio culturale delle classi dirigenti sta l'utopico tentativo di “borghesizzazione del proletariato”, cioè: eliminare i motivi di lamentazione. Difatti è la borghesia che, godendo di redditi e rendite facoltose, non ha necessità di scendere in piazza e manifestare i disagi che la civiltà può procurare, perché la borghesia, in nome e per conto della sua posizione statuale, è portata ad accettare qualsivoglia tipo di sviluppo.
 
 Accetta l'inquinamento ambientale: tanto "loro" viaggiano in auto blu e non sono soggetti alle targhe alterne; convive con la presenza della micro e grande criminalità: tanto "loro" sono super protette da guardie private o scortati dalla polizia di stato; dichiara guerre: tanto i loro figli non sono costretti a scegliere la leva per garantirvisi un futuro meno precario, cosicché in guerra vanno sempre i figli di classi subalterne; accoglie la competizione industriale: tanto i loro redditi non vengono calmierati per permettere ai prodotti fabbricati di competere sul mercato, ma sono nuovamente i salari a venir defalcati.
 
L'elite, quindi, è favorevole alla modernità  solo se non le viene maneggiato il portafoglio e non le vengono compressi i suoi agi e  privilegi, e non viene minacciato il suo ruolo sociale di classe elitaria.  Là dove, come nei fatti, non si riesce, a "borghesizzare il proletariato", ci si incarica, con le armi della retorica di elevare a disvalore le manifestazioni di dissenso e di critica.
 
Ma lo sviluppo caotico e disarmonico della società, fondato e fortificato secondo le ragioni delle restrizioni sociali necessarie per illudere il popolo di poter ridistribuire qualcosa anche per chi ha meno, alla fin fine non può che pregiudicare il valore etico e culturale della democrazia quale  baluardo a difesa e a garanzia per chiunque di poter esprimersi e  di poter anche dissentire, lamentare e dare, se ce ne fosse il motivo, sfrenatezza alle proprie passioni civili non solo partecipando in massa quando è la politica a richiederlo – come le primarie o le consultazioni elettorali - ma soprattutto quando si sente il bisogno di autoaffermarsi.  
 
Il moderno modello di democrazia, pertanto, ha il volto ancipite di Giano,  poggia la sua ragione d'essere, su un sistema culturale bifronte: una faccia è emancipatrice, mentre l’altra è coercitiva. Perché fa leva sul fatto che una società per funzionare presuppone che le ragioni del dissenso vengano tenute a freno e represse nell'istinto di autoaffermarsi: altrimenti ne viene pregiudicato l’ordine coabitativo.
 
E così, per pochi che veramente conquistano pienamente l’emancipazione in termiti di libertà dai bisogni, autonomia e indipendenza, la quasi totalità del popolo vive l’illusione del progresso non ravvisando di vivere, altresì, in una condizione di limitate risorse economiche e di compressi diritti naturali, come la compromessa, ormai, libertà di difendere il diritto al dissenso e di manifestarlo qualora si avvertisse che l’imposizione delle leggi o dei provvedimenti stanno per strangolarci.
 
E così mentre a Roma, le 150.000 tute blu dei metalmeccanici, manifestano  perché “ridotti i ragazzi della locride, e adesso ammazzatecituttiall’osso” e i ragazzi della Locride gridano "Lavoro-democrazia-legalità... sono un sogno", e i lavoratori calabresi si immolano "E adesso ammazzateci tutti": chiedendo il rispetto del contratto sottoscritto con la classe imprenditoriale che autoritariamente può decidere di non stare ai patti e di non rinnovare un contratto scaduto; e così mentre in Val di Susa 60.000 cittadini dicono no alla TAV, cioè no a questo modello di modernità – perché questa modernità fa strame della spiritualità dei luoghi in cui si nasce e si vive –  la classe politica tutta, dal capo dello stato all’ultimo parlamentare tuona e respinge le ragioni della vera convivenza e della coabitazione tanto - fintamente - declamati. 
 
 E così, appena il popolo riprende in mano lo scettro della sovranità,  la politica si arrocca e ricorre al "bastone". Il presidente Ciampi, s’appella alle ragioni del progresso: “Non isoliamoci dal resto d’Europa”, "Salvaguardare le montagne non significa tagliarsi fuori dalle grandi reti". Il ministro degli interni, il sardo, Pisanu, riferendosi alle proteste anti TAV ci allarma e ci terrorizza: "Nella protesta ci sono intrusioni eversive", "In Val di Susa c'è oggi una miscela preoccupante di legittima protesta popolare, speculazione politica e intrusioni eversive che rischia di esplodere da un giorno all'altro". E invia  la polizia antisommossa, per permettere la trivellazione di 60 Km di montagna, come risposta alla richiesta di dialogo dei cittadini della valle.
 
In linea con le sue connaturali caratteristiche, mentre usa il bastone con i manifestanti, la politica elitaria licenza per se stessa elargizioni: difatti, contestualmente alla presa di forza con i fatti di piazza, al Parlamento della Repubblica la destra di Fiuggi per trovare la copertura finanziaria alle mance dei parlamentari - 222 MILIONI DI EURO PER LE ESIGENZE DI COLLEGIO - e all’esenzione ICI sul patrimonio edilizio della Chiesa cattolica ed apostolica romana - PER ESIGENZE ELETTORALI - propone un emendamento alla finanziaria sulla PORNO TAX.
 
Intanto l’ecumenico professor Prodi, giacché silente, chiamato a dire la sua sulla protesta anti tav,  fa ricorso al cerchiobottismo, e blatera: E' necessaria, ma bisogna ascoltare le ragioni della protesta". Il popolo sembra non trovare consenso, sembra prigioniero dello squalificato diritto di dissentire, non trova sponde amiche per far valere le sue rivendicazioni.
 
Solo una voce si è alzata a difesa del malcontento: è la voce isolata dell'on. Bertinotti che ha avuto l'audacia di richiamare il capo dello stato a non fare pressioni sui manifestanti e di dare ascolto alle voci del dissenso, ricordandogli che Egli è il custode della democrazia, e che in quella veste deve garantire tutte le forme di partecipazione del cittadino. Introducendo, altresì, nel dibattito politico il principio della “validazione consensuale”. Cioè salvaguardare le ragioni del soggetto.
 
Certo: è un pensiero isolato, come isolati sono gli abitanti della Val di Susa e isolati sono i metalmeccanici e la gente povera del mezzogiorno d'Italia e i lavoratori calabresi; ma quando le condizioni oggettive ci costringono a guardare in faccia la realtà fredda dei numeri dove il rapporto DEFICIT/PIL corre a verso il 4,5 %, il rapporto tra DEBITO PUBBLICO/ PIL corre verso quota 110%, il PIL su base annua, da tre anni, è stabile sullo 0,1%, i prezzi delle case, negli ultimi tre anni, sono saliti del 40%, lo stipendio di un lavoratore si aggira tra 750-900 euro, mi chiedo: a chi porta vantaggi tutto questo? La risposta è nota: ai soliti rappresentanti del popolo, ai falsi avvocati del popolo. 
 
 E allora: non sarà perché questo modello di società s’avvia gradualmente  ma incessantemente verso un processo di  proletarizzazione della borghesia, più che verso quel velleitario processo di "borghesizzazione del proletariato" che il cittadino trova sempre più fastidioso e insopportabile gli attacchi alla sua libertà  e alla sicurezza sociale sempre meno garantiti? cercando, come può, di sottrarsi dall'avvenire di una illusione.  
  
del 04-dicembre 2005
 

- la repubblica di tersite -